IL TEMPO (S. PIERETTI) - Il presidente della Federcalcio Gravina non fa sconti. Bacchettate sulle mani a chi - in qualsiasi modo - ha provato a fermare il campionato. Ha ricucito gli strappi con la politica con pazienza certosina, si è consegnato al volere degli scienziati del Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile, è riuscito - solo tra i presidenti federali - a tenere in piedi i tornei nazionali. Pur avendo incassato i complimenti del presidente del Coni Malagò, il numero uno di via Allegri non concede l'onore delle armi a chi immaginava uno scenario differente per il calcio italiano. «Ho temuto di non ripartire -ha ammesso il Presidente Gravina a Sky Sport - la preoccupazione è stata molto forte, abbiamo vissuto momenti di grande difficoltà, e siamo ancora consapevoli che i rischi sono dietro l'angolo. Mecenatismo e cialtronismo non sono mancati - denuncia - abbiamo dovuto oltrepassare i filosofi dell'ovvio, abbiamo dovuto convivere con i fautori del piano B, con i musici del tutto non si può fare, con gli anfitrioni dell'emergenza: ma in ogni momento abbiamo avuto la capacità e la consapevolezza che il calcio italiano sarebbe dovuto ripartire». Parole pesanti come macigni, parole pensate, circoscritte all'interno del mondo dello sport e del calcio: pensava di avere alle proprie spalle un esercito pronto a combattere per la ripresa del calcio, a un certo punto anche chi sarebbe dovuto essere dalla sua parte, gli ha voltato le spalle.
Gravina è stato più accomodante con il mondo della politica con cui ha avuto modo di negoziare a lungo, pur non avendo molti margini di manovra: il Ministro Spadafora su tutti, con il quale ha trovato - strada facendo - un'intesa proficua. «L'incontro col Ministro è stato un momento di armonia -ammette- abbiamo condiviso un percorso al termine del quale eravamo tutti più sollevati da un peso che portavamo dentro da moltissimo tempo. Il calcio ne esce con la possibilità di poter dare un grande messaggio di speranza al Paese. Ha influito molto la nostra determinazione, ma hanno influito anche le indicazioni che sono arrivate dell'Uefa. I rischi sono dietro l'angolo, dovremo governarli: dipenderà dal nostro senso di responsabilità, e da un pizzico di fortuna».
Il presidente federale conferma i piani alternativi della Federcalcio qualora si dovesse ripresentare un'emergenza sanitaria. «Il nostro piano B prevede - in caso di momentanea sospensione della regular season - di far ricorso ai play off e ai play out, arrivando alla conclusione del campionato con un formato più leggero. Nel caso in cui il torneo dovesse subire una sospensione definitiva, bisognerebbe cristallizzare la classifica e far ricorso all'utilizzo di un algoritmo che terrà conto di diversi fattori sempre legati ai risultati sul campo e agli elementi oggettivi della classifica».
Domani la Lega Calcio dovrebbe ufficializzare il calendario del campionato (con anticipi e posticipi) fino a metà luglio. La strada appare in discesa, ma i problemi non mancano: l'Aic in queste ore rappresenta più un ostacolo che un aiuto verso la ripresa dei tornei nazionali; il sindacato contesta lo slot pomeridiano (17.15) per quanto riguarda la programmazione delle partite di Serie A; polemica sterile, nelle restanti 12 giornate, le sfide contemplate alle 17.15 sarebbero soltanto quelle del sabato e della domenica, mentre nei turni infrasettimanali si giocherebbe esclusivamente in orari serali (19.30 e 21.45): complessivamente si tratterebbe di giocare dodici partite, in pratica una per squadra. Fermento anche in Lega Pro dove si registra il malcontento dei giocatori appartenenti alle squadre coinvolte nei play out, o nelle retrocessioni dirette.