Tra la Serie A e la ripartenza ci sono quattro ostacoli. Il punto 1 ribadisce un limite che dovrà essere tassativamente rispettato dalle squadre: “La realizzazione dei test molecolari sulle persone interessate alla ripresa degli allenamenti di squadra non deve minimamente impattare sulla disponibilità del reagentario da dedicarsi in maniera assoluta ai bisogni sanitari del Paese”. In pratica, l’esame sui tamponi non dovrà sottrarre i reagenti ai bisogni della collettività. Il secondo riguarda la responsabilità, che dovrà essere presa dai medici delle squadre.
Terzo punto quello del ritiro chiuso. Quarantena (in ritiro, ndr ) non solo gli atleti, ma tutto il personale che fa parte di una squadra (medici sociali, massaggiatori, fisioterapisti, magazzinieri, cuochi, etc). Il problema è che questo ritiro potrà durare al massimo 15 giorni. Andare oltre, lo hanno sottolineato i calciatori ma le altre componenti si sono dichiarate d’accordo, sarebbe difficile sotto il profilo psicologico. Se c’è un positivo, inoltre quarantena per tutto il gruppo. È il punto su cui si è discusso a lungo e sul quale gli scienziati del Cts hanno chiesto una riscrittura del protocollo della Figc: “Qualora, durante il periodo di quarantena volontaria, anche un solo membro dell’equipe risulti positivo al test molecolare per SARS-Cov-2, tutti gli altri componenti del gruppo dovranno da quel momento, per ovvie ragioni di prevenzione della diffusione epidemica, non avere contatti con qualsiasi altro soggetto esterno per 14 giorni”.
(gasport)