Vaia: «Calcio, servono regole ferree e monitoraggio»

25/04/2020 alle 16:35.
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Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzani di Roma, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano per parlare della ripresa dell'attività sportiva e della convivenza da affrontare con il virus dopo due mesi di quarantena. Queste alcune delle sue parole:

«Se vogliamo rendere un buon servizio allo sport non dobbiamo decontestualizzarlo. Posto che quello che le dirò, non è nell'ottica della decisione, visto che quella spetta all'autorità politica, al Governo, io proverò, a fornire un contributo di chiarezza sulla base delle esperienze maturate dal mio punto di osservazione, il faro dell'ospedale che dirigo. Quindi se lei mi chiede se sono favorevole alla ripresa degli allenamenti io le rispondo sì, ma solo se la consideriamo all'interno di un percorso di svezzamento che riguarda l'intero Paese. Dobbiamo riaprire l'Italia, questo è certo, rispettando due parametri: il buonsenso e l'esperienza tecnico-scientifica, che devono camminare insieme».

«Dobbiamo attraversare questo deserto, il passaggio da T con 0 a T 1 riguarderà tutte le attività. Scuole, fabbriche, commercio, grande distribuzione, artigianato, strutture turistiche e per il tempo libero, musei, luoghi di culto, sport. limo lo sport. Fondamentale sarà l'osservazione costante della popolazione, il monitoraggio dell'andamento epidemiologico».

Al momento nessun esperto è stato in grado di fornire una tempistica credibile.
«Stiamo sentendo di tutto, troppa televisione. La tempistica è una pretesa e, come tutte le pretese, irrazionale. Stiamo parlando di un virus che nessuno conosceva, ora operiamo sull'EBM, evidence based medicine, la medicina basata su prove di efficacia, il processo della valutazione e dell'uso sistematici dei risultati della ricerca».

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Professore, lo scontro sul calcio, sulla ripartenza, è diventato politico.
«Me ne sto rendendo conto. E ovviamente non intendo in alcun modo entrarci. Non è mio compito. Gravina mi è sembrato una gran brava persona. io ho parlato anche col ministro Spadafora. Mi fermo al mio campo ribadendo due concetti: regole ferree e monitoraggio costante. Il tempo gioca a nostro favore. Le posso anticipare che tra fine maggio e inizio giugno partirà la nostra sperimentazione in vitro del vaccino. Stiamo accorciando decisamente i tempi. potendolo sperimentare sull'uomo siamo già molto avanti».

In Germania la Bundesliga ha presentato un protocollo e parlato non di rischio zero ma di rischio accettabile.
«Anche in Germania la scelta sarà del Governo. Il protocollo alla cui definizione ho partecipato considera la specificità del calcio e riduce il rischio per lo sportivo allo 0,5. La società deve accendere di nuovo i motori adeguandosi per, a una nuova realtà nella quale non sarà possibile, ad esempio, avere delle aule scolastiche con trenta alunni o delle corse in metropolitana con la gente stipata nelle carrozze. Più corse, ingressi contigentati, distanze rispettate. Io sono un ortista, ha presente gli orti condivisi? Vi accediamo uno alla volta».

 L'altro giorno ha partecipato al vertice in call con tutte le corn ponenti dello sport.
«E alla domanda che è venuta fuori "cosa succede se un calciatore viene trovato positivo?", ho risposto "piano, come consideriamo la popolazione sportiva? Alla stregua degli operatori sanitari?". In questo caso, se trovo un operatore sanitario positivo, non sospendo tutti dal lavoro. Ma metto immediatamente sotto sorveglianza sanitaria il personale venuto a contatto con il positivo, test e tamponi. Per inciso, le regole che abbiamo seguito allo Spallanzani ci hanno permesso di registrare zero positività su un migliaio di operatori. Il nostro è un protocollo di saggezza. Parliamo del calcio, e ribadisco che sono favorevole alla ripartenza degli allenamenti con le prescrizioni che abbiamo elencato. In primo luogo sono necessari i test sierologici, nel caso in cui si evidenziano delle alterazioni dell'IGG si passa al tampone. La sequenza dei tre test, sierologico e tampone, ha dato risultati eccellenti, abbiamo individuato i positivi e quelli che avevano sviluppato gli anticorpi. È chiaro che chi nel club non è direttamente interessato all'attività agonistica dovrà limitarsi allo smart working. Ma nel protocollo sono contemplate tutte le situazioni, le soluzioni, incluse ovviamente le eccezioni. lo non sto né di qua, né di là. Resto un ottimista, un cauto ottimista. Soprattutto se la gente continua ad applicare con serietà e serenità le regole di buonsenso che ci siamo imposti. Dal mio osservatorio Spallanzani, Roma e Lazio, i numeri ci hanno dato ragione. Abbiamo appena inaugurato un reparto ad alto isolamento, 40 posti letto a pressione negativa dove il rischio infezione è zero. Una struttura unica».

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(Corsport)