Angelo Ogbonna, difensore centrale italiano in forza al West Ham, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano per parlare di come l'Inghilterra sta affrontando l'emergenza Coronavirus. Queste alcune delle sue parole:
Anche la Premier League inglese ha ceduto e sospeso il campionato per la diffusione del coronavirus. Meglio tardi che mai?
«Sì. Sono contento e sollevato che si sia bloccato tutto, anche i campionati minori: sembrava quasi che si volesse ignorare un problema così grave».
Nel calcio inglese c'è una percezione ancora troppo bassa del rischio nonostante le diverse positività
«Non è una questione che riguarda il calcio, ma è radicata nella mentalità del Paese: qui non hanno ancora ben chiaro il rischio che porta con sé un virus che si può diffondere in pochi secondi se non ci si comporta in modo corretto».
L'allenatore dell'Arsenal, lo spagnolo Arteta, ieri è risultato positivo e forse nel club ci sono altri casi: almeno la sfida dei Gunners con il City mercoledì è stata rinviata in tempo, non trova?
«Sì, ma non è assolutamente accettabile che quella dell'Arsenal contro di noi, tre giorni prima, invece sia stata giocata: loro erano stati impegnati contro l'Olympiacos e il presidente dei greci era affetto dal virus. Sembra quasi che qualcuno debba morire per poter arrivare a prendere decisioni tempestive».
Mercoledì si è giocato a porte aperte Liverpool-Atletico Madrid, con tremila spagnoli provenienti da una città già ampiamente toccata dal contagio. Si è cercato di salvare il business?
«Secondo me sì, perché c'era già coscienza del problema. Ed è stato strano vedere lo stadio pieno. Ma molto più strano è stato vedere cinquemila tifosi del Psg assiepati fuori dal Parco dei Principi a festeggiare la vittoria sul Borussia: una incoscienza che riguarda tutta la popolazione».
Come atleti siete stati sottoposti a controlli extra?
«Nessun controllo, per quanto mi riguarda. Un'altra testimonianza di un atteggiamento che è a dir poco superficiale».
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(Corsera)