CORSERA - Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, ha rilasciato un'intervista in cui affronta il tema dell'emergenza coronavirus che sta bloccando anche il calcio italiano. Questo un estratto delle sue dichiarazioni:
Anche lei pensa che il calcio possa ricominciare a vivere il 2-3 maggio?
«Deciderà il virus. Il ministro Spadafora ha indicato quella data. Noi, come la Lega di A e quella di B, abbiamo l'intenzione di arrivare in fondo alla stagione. Vuol dire completare i gironi e disputare playoff e playout. Quindi, magari, sforando fino a luglio. Ma questo, ora, non è tanto importante».
Cosa lo è, allora?
«Il calcio deve capire l'umore della gente, che è spaventata. E giusto concentrarsi su risorse e ricavi, perché altrimenti il sistema non reggerebbe, ma è necessario ripensare ai valori che trasmettiamo. Un esempio? L'ottusità dell'Uefa, che mentre la gente pensa alle mascherine e ai ventilatori per gli ospedali, fa passare il messaggio dei 300 milioni di danno causato dal rinvio degli europei».
In serie A litigano sulla data della ripresa degli allenamenti e non solo su quella...
«Abito a pochi passi dal Colosseo, l'Arena del più grande spettacolo del mondo per 450 anni. Ora lo vanno a vedere solo i turisti. Questo per spiegare che neppure il pallone è immortale. A volte penso che siamo obsoleti e lontani dai giovani. Gravina sta svolgendo con maestria il ruolo di coordinatore del movimento in un momento davvero complicato. Se ci mostriamo spaccati, siamo finiti. La gente non capirebbe. È l'ora di fare la pace e non la guerra».
Che ne pensa del taglio degli stipendi dei giocatori?
«Noi, sull'argomento, abbiamo aperto un tavolo con l'Aic e con gli allenatori. Più in generale credo che ognuno debba fare la sua parte di sacrifici. È interesse di tutti, anche di chi va in campo, che il sistema regga».
Tommasi sull'argomento è stato prudente.
«Capisco che per lui sia complicato, soprattutto con la serie A, ma deve metterci la faccia. Il calcio va ricostruito con l'aiuto di tutti»