Quindici anni fa, in un Roma-Lazio terminato 1-1, c’erano sette romani tra campo e panchina: De Rossi, Totti, Curci, Bovo, Firmani, Liverani e Di Canio. Oggi quella romanità tipica della stracittadina della capitale si è un po’ persa. A Trigoria andati via Totti e De Rossi, sono rimasti Pellegrini e Florenzi, ma soltanto il primo è sicuro di giocare, mentre a Formello c’è il solo Cataldi, infortunato. Una volta i giocatori, quando i social non esistevano e il tempo in ritiro scorreva più lento, avvertivano il derby davvero una settimana prima.
Totti non dormiva, De Rossi si divorava le unghie, mentre Di Bartolomei, per usare le parole di suo figlio Luca, «dentro aveva un terremoto». Non si faceva problemi a farlo vedere all’esterno il suo, di terremoto, Paolo Di Canio, che ancora oggi dice: «Meglio perdere un derby, cercando di fare la storia, che pareggiarlo». Ora i tempi sono cambiati. E l’unico romano certo di giocare il derby ne è l’ennesima prova.
(Gasport)