«Mia moglie Sarah si è svegliata alle 3 di notte e mi ha trovato che guardavo il soffitto senza riuscire a prendere sonno». Daniele De Rossi lascia così il calcio giocato e il Boca Juniors, dopo l'addio alla Roma di sei mesi fa.
«Smettere è difficile, ma ci pensavo da ottobre-novembre – spiega da Buenos Aires –. È stata una decisione che non è legata a problemi di salute o familiari. Devo avvicinarmi a mia figlia (Gaia, la più grande, ndr), solo questo, non c’è altro. Se avessi avuto 25 anni avrei deciso in modo diverso, ma così è. Nessun problema con la nuova dirigenza, ho lavorato con loro solo due giorni, hanno provato a convincermi a restare, ma la mia decisione è definitiva».
Ora per De Rossi comincia il futuro. Presto frequenterà il corso da allenatore a Coverciano. Da escludere al momento un suo ritorno a casa, a Trigoria. Se alcuni intermediari si sono mossi autonomamente verso referenti di Dan Friedkin, contatti fra De Rossi e il club non ce ne sono stati. Anzi, suggeriscono a Trigoria, è possibile che Friedkin chieda «referenze» allo stesso Pallotta su De Rossi, non ricevendo grandi peana. Il presidente, infatti, si è sentito tradito (e messo in difficoltà) dall’addio di Daniele più che da quello di Totti, con cui il feeling non era mai nato. Da quello che filtra, comunque, pare che Friedkin non sia molto interessato alle bandiere in sé, bensì alla funzionalità che possono o meno avere all’interno della nuova struttura. Chi invece sarebbe pronto ad accogliere a braccia aperte De Rossi sarebbe la Nazionale di Mancini, con la benedizione federale.
(gasport)