Come corre il calcio europeo: l'Italia non regge il ritmo

16/01/2020 alle 14:30.
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Il calcio europeo, quello dei big, continua a crescere e a produrre utili. Da un lato ci sono i 5 campionati top — Inghilterra, Spagna, Germania, Italia e Francia — che totalizzano il 75% dei ricavi (i primi 30 club rappresentano il 50%). Dall’altro lato, cinquanta campionati economicamente e sportivamente  abbastanza marginali, dalla Russia a Gibilterra. Su un pianeta sempre più lontano c’è la Premier League il cui fatturato (5,4 miliardi di euro) vale Spagna (3,15) e Italia (2,31) assieme. Merito soprattutto dei diritti tv: lo spettacolo inglese piace, vende in tutto il mondo, con squadre che non si fermano mai per 90’, e vale in tv 3,6 miliardi. Quasi tre volte l’Italia. C’è da riflettere per i nostri presidenti, allenatori e giocatori.
Nel 2012-13 i diritti tv della Serie A erano quasi un miliardo e quelli inglesi 1,26. In oltre cinque anni abbiamo perso terreno, credibilità e fonti d’incasso. Perché siamo ancora troppo tv-dipendenti: il 47% delle nostre entrate viene dai diritti tv.  Niente stadi nuovi (puntare all’Euro 2028 senza impianti non è un lasciapassare per la candidatura). Soltanto 6 club con un bilancio in utile. Utile globale appena del 5% (come la Liga), mentre la Bundesliga fa 13% e la Premier il 18%. Spese per il mercato “alte”. E — qualcosa significherà — siamo anche poco social: 4 milioni di follower su Instagram contro i 23 della Liga e i 32 dell’Inghilterra.

(Gasport)

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