IL MESSAGGERO (U. TRANI) - E' okay, davanti a quasi 60 mila spettatori, la prova generale per l'Europeo. L'Olimpico c'è, a parte qualche fischio all'inno ellenico. E l'Italia pure: con il 2-0 contro la Grecia brinda alla qualificazione con 3 turni d'anticipo. Mai accaduto agli azzurri, nella circostanza colorati di verde per dare un senso alla svolta del nostro movimento dopo il flop di 2 anni fa nel play off mondiale contro la Svezia. Il prossimo appuntamento è tra 8 mesi. La Nazionale inaugurerà la competizione continentale: il 12 giugno si partirà proprio da questo stadio che ospiterà le 3 gare della prima fase e l'eventuale quarto di finale (il 4 luglio) del torneo itinerante. Che Mancini inquadra subito per alzare il trofeo, vinto proprio qui solo nel 1968. Il pubblico è già pronto, convinto dal percorso del ct che ha riportato la passione tra la gente. Come nelle notti di Italia 90. Pure quelle, come l'ultima, le ha vissute in panchina: nemmeno un minuto giocato nelle 7 partite che certificarono il 3° posto della squadra di Vicini.
PRIMATO PERSONALE - L'Italia, da poco meno di 11 mesi, sa solo vincere: 8 successi di fila, contando anche quello in amichevole a Genk contro gli Usa il 20 novembre 2018. Mancini supera Valcareggi (1973) e Trapattoni (2003). Solo Pozzo è riuscito a contare fino a 9. Sono passati 80 anni. E, invece, sono 13 quelli di imbattibilità degli azzurri nelle qualificazioni europee (settembre 2006, ko da campioni del mondo a Parigi contro la Francia). Questa, però, è la striscia iniziale migliore. Da record, appunto. Mai successo nella storia del nostro calcio (al massimo le vittorie furono 4). Sono, dunque 21 i punti conquistati (22 gol fatti e 6 subiti) per staccare la Finlandia, seconda nel gruppo J (-9). Il nostro ct corre verso Euro 2020 e si mette in tasca, con la promozione alla fase finale della competizione, la conferma fino al mondiale in Qatar del 2022: con l'obiettivo centrato all'Olimpico, ecco il prolungamento del contratto per altri 2 anni. Il prossimo step è presentarsi da testa di serie (6 posti) al sorteggio di Bucarest del 30 novembre. Il raccolto, insomma, non si deve interrompere. A cominciare dalla sfida di martedì a Vaduz contro il Liechtenstein.
A SENSO UNICO - All'Olimpico, dopo 5 mesi, torna anche Totti, seduto in tribuna accanto a Tare. L'Italia fa la partita contro la Grecia. Invasione della metà campo con il solito 4-3-3 dinamico e intrigante. Avanzano Barella e soprattutto Verratti alle spalle del tridente. Chiesa parte a destra, Insigne si riprende la sua zona a sinistra, in mezzo Immobile, il capocannoniere del campionato. Spinge Spinazzola a sinistra e sicuramente più di D'Ambrosio a destra. Bonucci, protetto dal partner Acerbi, fa il regista in difesa, Jorginho qualche metro più avanti. La Nazionale non è abbastanza efficace. Van't Schip si chiude con il 4-1-4-1. Baricentro basso, pressing solo in partenza. Il nuovo ct, esclusi i senatori, chiede sostanza e corsa. L'unica chance del primo tempo se la costruisce Zeca: Donnarumma respinge. Insigne, invece, non inquadra lo specchio e Immobile non trova il varco. Chiesa, più altruista che finalizzatore, si ferma prima dell'intervallo. Dentro Bernardeschi. Lo sforzo azzurro, con il 73 per cento di possesso palla, è premiato nella ripresa. Si sveglia Immobile. Girata di testa. Paschalakis devia in angolo. Verratti acchita per Insigne. Para Bouchalakis in area. Rigore. Lo trasforma Jorginho per il vantaggio e per Euro 2020. Il bis è di Bernardeschi: rasoiata di sinistro sporcata da Giannoulis. Lo stadio canta, come nel giugno del 90.