LAROMA24.IT - L'arbitraggio di Massa in Roma-Cagliari è finito sotto la lente d'ingrandimento della critica dopo le proteste della Roma, andate in scena prima in campo con Fonseca e il vice Nuno Romano espulsi, poi con lo sfogo del ds Petrachi. "Ha totalmente sbagliato la gestione della gara passando senza logica, nell’arco dei 100 minuti di partita, dalla tolleranza alla fiscalità su episodi della medesima valenza, toccando poi il suo massimo quando ha atteso quasi 10’ minuti prima di comunicare la sua (non) decisione: annullare la rete di Kalinic, senza curarsi di andare al Var. La Roma e tutti noi ci interroghiamo poi su quali siano le differenze tra il rigore che ha dato il vantaggio alla squadra di Maran per il mani di Mancini (oltretutto l’azione incriminata parte da una punizione inesistente) e quello non fischiato a Lucioni nella gara contro il Lecce". Scrive Massimo Caputi su Il Messaggero. "Non è un caso se Fonseca e il suo collaboratore Nuno Romano, hanno lasciato il campo dopo il rosso a partita conclusa del mediocre Massa che ieri ha sbagliato tutto il possibile. Non i due episodi decisivi (il rigore dato al Cagliari e il gol annullato alla Roma), ma tutto il resto sì. A partire dalla punizione fischiata contro Diawara che innescherà poi il rigore sardo: mai fallo. Il fischietto di Imperia a tratti è irritante e condiziona pesantemente una gara che la Roma comanda sempre" aggiunge Tiziano Carmellini sulle pagine de Il Tempo. Duro invece il giudizio di Gianni Mura su La Repubblica sulle dichiarazioni di Petrachi nel post partita: "Imbarazzanti le argomentazioni di Petrachi. Forse la Roma può lamentarsi per episodi precedenti, ma non è uno scandalo aver annullato 11 gol di Kalinic. Concederlo lo sarebbe stato".
IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
L'arbitraggio di Massa in Roma-Cagliari è stato un vero disastro e riapre temi su cui non si può transigere: la discrezionalità degli arbitri sull’utilizzo della tecnologia e la mancanza di uniformità non sono accettabili. La Var è uno strumento imprescindibile proprio perché evita errori e corregge interpretazioni sbagliate da parte degli arbitri: il suo utilizzo non può essere gestito a piacere. Figuriamoci da un arbitro, apparso inadeguato, come Massa. Ha totalmente sbagliato la gestione della gara passando senza logica, nell’arco dei 100 minuti di partita, dalla tolleranza alla fiscalità su episodi della medesima valenza, toccando poi il suo massimo quando ha atteso quasi 10’ minuti prima di comunicare la sua (non) decisione: annullare la rete di Kalinic, senza curarsi di andare al Var. La Roma e tutti noi ci interroghiamo poi su quali siano le differenze tra il rigore che ha dato il vantaggio alla squadra di Maran per il mani di Mancini (oltretutto l’azione incriminata parte da una punizione inesistente) e quello non fischiato a Lucioni nella gara contro il Lecce. Se la Roma è furiosa, la Lazio si morde le mani. Pur soffrendo per lunghi tratti il generoso e orgoglioso Bologna di Mihajlovic, ha buttato via una vittoria che sarebbe stata “pesante”. La squadra di Inzaghi non ha pienamente convinto nell’interpretazione della gara e nella prova di alcuni interpreti. La vena di Immobile e il rigore di Correa andavano sfruttate decisamente meglio. I punti persi in questo modo dalle squadre romane pesano tanto, se è vero che il Napoli ancora non decolla, l’Atalanta corre invece veloce. Inter e Juventus, come confermato dal big match, viaggiano ad altre velocità. Per i bianconeri non è una novità, la squadra di Conte anche se sconfitta è sulla buona strada.
LA REPUBBLICA (G. MURA)
La Juve vince a San Siro e sorpassa l'Inter. Bella partita, degna dell'attesa. Bellissima, a tratti: il gol del 2-1 in capo a una ragnatela di passaggi rasoterra. Partenza bruciante, gol di Dybala dopo 4; traversa piena di CR7 al 9'. L'Inter non si abbatte e pareggia su rigore con Martinez (tra i migliori, con Brozovic). Sarri spariglia il gioco tenendo le due punte molto larghe e Higuain in panchina (servirà più tardi). Sull'efficacia del'lInter pesa la forzata rinuncia a Sensi dopo mezz'ora. Vecino ha altre caratteristiche. Conte suona la carica, non vuole che i suoi s'abbassino troppa mala pressione della Juve, direttore d'orchestra Pjanic, è molto forte L'Inter si difende coi lanci lunghi, mettendo a nudo le incertezze di DeLig4 molto ingenuo sul rigore. Martinez gioca con allegra sfrontatezza, cerca la porta più di Lukaku. È il secondo 1-2 che l'Inter subisce in pochi giorni Barça e Juve, non e e da vergognarsi Conte ha già una squadra che gli somiglia, ma il lavoro non è finito. Può e deve crescere Godin, a disagio sui disimpegni di piede. Dopo la sosta per le partite della Nazionale ha un calendario piuttosto morbido. Non sarà questa partita a decidere lo scudetto, chiaro. Ribalta di un punto una gerarchia, ribadisce che la Juve è sempre la Juve, anche quando CR7 eccede nei colpi di tacco (ma quando va al tiro non scherza, chiedete a Handanovic). E ha, ancora, la panchina più pregiata. Sarri, lancia un segnale preciso dopo un'ora, con due cambi: Higuain per Bernardeschi, che intralciava la costruzione di Brozovic, e Bentancur per Khedira, sotto ritmo. E sarebbe, l'attacco con i tre tenori, ma Dybala deve scalare da trequartista e non è la sua specialità. L'Inter si rianima e Sarri si corregge dopo 10: fuori Dybala, dentro Emre Can. Così la squadra ritrova il suo equilibrio e trova la vittoria. L'Inter ci prova fino all'ultimo, con Vecino. Ma vince la Juve, ed è giusto per quel che s'è visto. Rocchi dirige con personalità una partita non facile. Poi: Napoli senza mordente e, nel secondo tempo, senza idee. Lozano deve ancora inserirsi e forse è il caso di mettere Llorente dall'inizio, non nel finale È già indietro di 6 punti, che non sono pochi. Roma troppo nervosa, presidente e allenatore compreso. Imbarazzanti le argomentazioni di Petrachi Forse la Roma può lamentarsi per episodi precedenti, ma non è uno scandalo aver annullato 11 gol di Kalinic. Concederlo lo sarebbe stato. Atalanta terza e sola Forse non fa notizia, in una stagione così brillante che solo la Champions fin qui ha offuscato, ma è sempre lì. Con 10 punti in più rispetto a un anno fa.
IL TEMPO (T. CARMELLINI)
Roma contro tutto e tutti. Contro la sfortuna che continua a falcidiare i suoi uomini migliori: ieri altri due ko clamorosi. Dzeko si è fratturato uno zigomo in uno scontro di gioco e Diawara ha riportato la lesione di un menisco facendo salire così a quattro (dopo Zappacosta e Pellegrini) gli interventi chirurgici effettuati su giocatori della Roma in una settimana. Probabilmente un record. La lista si allunga incredibilmente e supera i venti il numero dei calciatori giallorossi che hanno subito interventi al ginocchio dal 2014 ad oggi. Ma ieri la Roma si è ritrovata anche contro un arbitro imbarazzante. Di quelli che ti fanno perdere il controllo, che mandano in tilt anche i più riflessivi. E non è un caso se Fonseca e il suo collaboratore Nuno Romano, hanno lasciato il campo dopo il rosso a partita conclusa del mediocre Massa che ieri ha sbagliato tutto il possibile. Non i due episodi decisivi (il rigore dato al Cagliari e il gol annullato alla Roma), ma tutto il resto sì. A partire dalla punizione fischiata contro Diawara che innescherà poi il rigore sardo: mai fallo. Il fischietto di Imperia a tratti è irritante e condiziona pesantemente una gara che la Roma comanda sempre (primo e unico tiro in porta ospite all'85°) ma che non riesce a vincere dopo il pareggio sull'autorete di Ceppitelli maldestro nell'anticipo su Dzeko. Certo, al momento i problemi sembrano altri, perché quando il primo cambio disponibile è il giovane Antonucci e lì dietro Fonseca non ha praticamente nulla, inizi a pensare che qualcosa nel mercato non abbia funzionato. D'altra parte è vero che nessuno poteva immaginare una catastrofe simile, una così lunga sfilza di infortuni dopo solo sette giornate di campionato: undici in totale. Un trend che ha ripreso quello micidiale della scorsa stagione e che dovrebbe far pensare nelle sale dei bottoni di Trigoria. Sicuri che sia solo sfiga? Resta il problema, divenuto ormai un incubo e ogni qual volta un giocatore si tocca dopo un contrasto, i tifosi giallorossi stanno lì ad incrociare le dita e far spergiuri. Di buono, oltre al punto raccolto col Cagliari che lascia davvero l'amaro in bocca, c'è la sosta per le nazionali che rimanda di due settimane il prossimo appuntamento di campionato quando la Roma volerà a Genoa per incontrare la Samp del suo ex allenatore Di Francesco (sempre che non venga esonerato prima). Tutto questo ammesso che la troupe giallorossa impegnata in giro per il mondo (addirittura 5 quelli convocati da Mancini), torni nella Capitale integra, perché Fonseca non ha più alternative.