IL MESSAGGERO (L. DE CICCO) - Chi si rivede in Comune? I privati che sognano l'affare Tor di Valle, il progetto del nuovo stadio con annesso mega-complesso di negozi, uffici e alberghi, tutto oltre i limiti del Piano regolatore. Raggi da mesi ha schiacciato sul freno, sia per l'inchiesta che ha travolto il gruppo del costruttore Luca Parnasi, sia per il braccio di ferro con i proponenti, che adesso vorrebbero cambiare alcune clausole pattuite nel 2017 con la delibera sulla «pubblica utilità» dell'operazione. Proprio di questo si è ridiscusso ieri, dopo circa un mese di pausa, in una riunione con i dirigenti del Campidoglio e quelli dell'As Roma - c'era il vicepresidente esecutivo, Mauro Baldissoni - e i rappresentanti della Eurnova, la società di Parnasi.
Lo scontro ruota attorno a una parola: «Contestualità». Il Comune vuole che le opere pubbliche siano tutte pronte per l'apertura dello stadio. Insomma, se la ferrovia Roma-Lido non viaggia a 16 treni l'ora come scritto nella delibera, se l'Ostiense-Via del Mare non è unificata a dovere, se gli altri interventi non sono completati, non si può procedere col primo match. Sul punto i dirigenti dell'Urbanistica sono stati chiari, anche ieri: la «contestualità» resta.
SÌ A PARCHEGGI E STRADE Su altri temi le parti si sono avvicinate: per esempio sui lavori stradali dell'Ostiense o sulla dislocazione e la gestione dei parcheggi. Ma se non si scioglie il nodo delle opere, dicono a Palazzo Senatorio, non si va avanti. Anche per questo la bozza di convenzione urbanistica ancora non c'è. Raggi, ribadiscono i fedelissimi, si atterrà rigorosamente a quanto prescritto dalla Conferenza dei servizi.