De Vito resterà ai domiciliari: il primo effetto della richiesta dei pm è, infatti, quello di prolungare le misure cautelari nei confronti dell’indagato. Un rischio preso in considerazione dagli avvocati di De Vito, Angelo Di Lorenzo e Guido Cardinali, che però hanno deciso di rinunciare alla carta del tribunale del Riesame (…) per non incorrere in nuove bocciature (…) e, forse, per essere più liberi di giocarsi al processo il contenuto delle motivazioni dei giudici della Cassazione. Secondo i togati di piazza Cavour (…) le accuse del costruttore Luca Parnasi (…) non sono state «esplicitate» e neanche possono «desumersi dagli ulteriori dati indiziari». In sintesi «il valore confessorio dell’esistenza di un patto corruttivo che a tali dichiarazioni è stato attribuito dai giudici capitolini non rispecchia l’obiettivo tenore delle stesse» (…). La Procura ovviamente la pensa in modo completamente diverso. In generale, secondo i pm, De Vito avrebbe messo a disposizione dell’imprenditore la propria funzione «in violazione dei doveri istituzionali di imparzialità e correttezza» ricavandone molteplici «utilità» tra cui la promessa di alcuni incarichi allo studio legale di Camillo Mezzacapo suo socio nella Mld srl (…). É ovvio che i difensori di De Vito e degli altri imputati potranno in ogni caso presentare una richiesta di attenuazione della misura cautelare al giudice e che questi potrebbe decidere di accoglierla in qualunque momento. Ma nel frattempo le ambizioni di presiedere il consiglio comunale di De Vito restano tali: ambizioni appunto (…).
(corsera)