IL TEMPO (F. BIAFORA) - «Sono qui per vincere e non per perdere tempo». Si respira un'aria nuova a Trigoria e dopo le dichiarazioni di Smalling della scorsa settimana è toccato a Mkhitaryan presentarsi alla tifoseria giallorossa esibendo grandi aspirazioni e ambizioni. L'armeno ha lanciato a tutti messaggi da leader dello spogliatoio della Roma: «Non ho paura della pressione, ho deciso di giocare in Serie A perché è stata una grande occasione che si è presentata l'ultimo giorno, ho accettato subito senza pensarci e senza parlare di denaro. Vaglio divertirmi, godermi il calcio e cercare di raggiungere gli obiettivi prefissati. Avevo avvertito che era arrivato il momento di cambiare aria, non è un passo indietro. Negli ultimi mesi all'Arsenal non provavo più piacere a giocare»,
Il classe 1989, che ha scelto la maglia numero 77, è pronto per giocare fin da subito, senza stare troppo a guardare il ruolo che gli assegnerà Fonseca: «Posso giocare in ogni posizione d'attacco, a destra, a sinistra o dietro la punta. Il mio obiettivo è quello di fare più gol e assist possibile, perché è quello che mi regala maggiori soddisfazioni. Fonseca? Il suo Shakhtar mi ha colpito, soprattutto in Champions per come teneva testa contro le grandi, giocando senza paura. Spero che il mister possa fare lo stesso qui a e offrire un calcio spettacolare che renda felici i tifosi. Si viene ricordati per le vittorie, ho sempre voluto vincere titoli e sono sicuro che le mia ambizioni e quelle della Roma coincidono». Accanto all'ex stella del Borussia era presente in sala stampa il ds Petrachi, entusiasta dell'ultimo colpo del primo calciomercato alla guida della Roma: «È un giocatore di spessore internazionale, un top player. Ha rinunciato a del soldi per venire, con lui e Smalling abbiamo fatto due operazioni
furbe». Il dirigente salentino ha poi tracciato un bilancio dell'estate giallorossa, manifestando soddisfazione per il lavoro portato a termine: «Ci ho messo l'anima, ho cercato di fare una piccola rivoluzione, era necessaria e sono soddisfatto. Sono convinto di aver creato qualcosa su cui far rinascere l'entusiasmo e L'orgoglio romanista. Abbiamo formato un gruppo importante, gli infelici sono andati via, è stato fatto un mercato in uscita importantissimo. Abbiamo rinnovato Under e Zaniolo, i nostri fiori all'occhiello». Petrachi, in una conferenza durata oltre un'ora, ha tirato ima stoccata alla Juventus e all'Inter ed ha coccolato Dzeko, punzecchiato nella presentazione di inizio luglio: «Sono orgoglioso di aver mantenuto la promessa dicendo che la Roma non sarebbe stata la succursale di nessuno. Marotta e Paratici? Oggi nessuno può venire a Roma per fare il prepotente e prendere calciatori, Dzeko? Ho sempre nutrito la speranza di poter trattenere Edin, gli ho fatto capire che il vento stava cambiando e che stava nascendo una squadra diversa, dove lui doveva essere un punto di riferimento. Ho cercato di fargli capire che forse lui non era così importante all'Inter come lo era per noi». In chiusura il ds ha chiarito per l'ennesima volta la figura di Baldini e il peso avuto sulle strategie del club «Non ho avuto problemi con Franco, è rimasto al suo posto tenendo le giuste distanze imbastite all'inizio. E' stato lui un mese fa a dirmi che Mkhitaryan poteva spostarsi, poi ho trattato io con Raiola».