Bandiere a lutto per l’ultrà e la bimba

02/09/2019 alle 17:41.
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LA REPUBBLICA (S. FIORI) - Scenografia, silenzio, tifo: queste le sequenze del derby disputato dalla Curva Nord, il primo dopo la morte di Fabrizio Piscitelli. Gli Irriducibili l’avevano preannunciato, per gli ultras laziali sarebbe stata una stracittadina particolare: neanche un mese fa, lo scorso 7 agosto, il loro leader storico veniva ucciso al Parco degli Acquedotti. Venticinque giorni dopo, passando anche per i funerali del 21 agosto al Divino Amore, Lazio-Roma si è trasformata nella celebrazione di Diabolik. A cominciare dal bandierone con gli occhi del famoso personaggio dei fumetti, da cui Piscitelli aveva mutuato
il soprannome, fino alla scenografia vera e propria: il ritratto di Diabolik su un tappeto di cartoncini neri interrotto da due bande biancocelesti. Ad accompagnarlo, lo striscione «È uno che se muore non ci credere perché capace pure di rinascere», verso della canzone “Fenomeno” di Franco Califano: stesso brano citato, con un’altra frase, in occasione delle esequie. «Laziale nel cielo, presente nel cuore», lo striscione in Tevere. In Nord assente il drappo degli Irriducibili, come già deciso prima della scomparsa di Piscitelli: una forma di protesta contro il Decreto sicurezza bis, considerato troppo duro nei confronti del tifo organizzato. Lo stesso motivo che ha portato la Curva a non cantare durante il primo tempo, prima di tornare a incitare la squadra nella ripresa. Il ricordo di Diabolik, come previsto, ha riguardato anche una parte della (che non ha esposto nessuna scenografia): «Riposa in pace, Fabrizio» e «Ciao Fabri’», gli striscioni firmati Boys Roma e R.V. I due gruppi hanno anche rivolto un pensiero a Luis Enrique, l’ex tecnico giallorosso che giovedì ha perso la figlia di nove anni per un osteosarcoma.