Testa De Rossi, capricci Neymar: il calcio vero non è da tutti

15/08/2019 alle 16:54.
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IL GIORNALE (T. DAMASCELLI) - Di anni trentasei all'anagrafe, Daniele, ha superato l'Oceano e ha presentato le credenziali al popolo della Bombonera, segnando un gol de cabeza e scaldando la folla del Boca. In verità i fogli argentini hanno celebrato l’evento perfidia, le vignette riportano l’ex romanista che, vista la malaparata della sua nuova squadra che, una volta uscito lui le ha buscate dall'Almagro, ha chiamato un taxi e trascinando due valigie cariche di dollari si è avviato verso la madre Patria. , comunque, ha ribadito di essere un professionista già campione del mondo e capitan passato e futuro della Roma. Nessuno ne ha mai messo in discussione la personalità, l’intelligenza tattica, la passione a volte non regolata. In contemporanea, dalle parti di Parigi il futbolista gigolò Neymar sta facendo le sue folies chiedendo di tornare da dove era partito, dico , perché lui non sa più che fare delle notti francesi, al punto che, spesso e volentieri, saliva a bordo di voli privati e puntava verso siti e dimore lontane, per trastullarsi con i milioni garantiti dai qatarioti. Due mondi diversi, l’italiano in età da ritiro e il brasiliano che avrebbe ancora muscoli freschi ma, con questi, anche la testa variopinta e non sempre professionale ai massimi. C’è modo e modo di interpretare il ruolo, non quello tattico, c’è chi bagna di sudore la maglia e resta in piedi anche quando il vento degli infortuni ne frusta il corpo e chi al primo soffio rotola, frigna, si lamenta e chiede soccorso, spesso in natura. Neymar è un progetto di fuoriclasse ma è rimasto un ragazzo viziato, non è Ronaldinho, non è Ronaldo, non è Zico, non è Falcao o Socrates, non è Rivelino e quasi non oso scrivere il nome di Pelé, tutta gente di un altro mondo, nonostante vizi e privilegi. Neymar è il prodotto classico di questa generazione di calciatori con il culetto nella nutella, le ramblas di o les boites di Parigi sono di sua competenza, il football, anzi il fucibol, ha bisogno di polpa, de sangre y mierda. lo ha dimostrato in Italia e lo ha ribadito a Buenos Aires. Il calcio, quello vero, è di tutti ma non è da tutti.