Paulo Fonseca, dal suo arrivo nella capitale, si è tuffato immediatamente nel lavoro e ha iniziato a costruire la sua Roma. Con poche parole e tantissimo campo. Oltre 40 giorni dopo a Trigoria (e non solo) sono tutti con lui, il che vuol dire che quanto fatto finora è stato giusto, corretto. Se poi saranno davvero rose destinate a fiorire lo scopriremo solo strada facendo. Tra i meriti di Fonseca c’è quello di aver lavorato anche personalmente sui nuovi acquisti, chiamandoli quasi tutti (è successo con i vari Pau Lopez, Diawara, Mancini e Spinazzola) per spiegargli il suo calcio e quanto lui credesse in loro. È l’aspetto psicologico del suo lavoro, che poi ha trovato terreno fertile anche nell’andare a convincere Dzeko nel restare in giallorosso e concedere una chance a Pastore (che per il portoghese è la principale alternativa a Zaniolo nel ruolo di trequartista centrale), oltre al valorizzare giocatori come Zaniolo e Under, con cui il tecnico romanista ha parlato tantissimo, per responsabilizzarli al massimo.
Fonseca ha conquistato tutti dentro Trigoria anche con la sua dedizione al lavoro. Studia calcio tutto il giorno, lo analizza insieme al suo staff, cerca sempre soluzioni nuove e diverse. Ha voluto un programma di avvicinamento al campionato che andasse dal morbido al duro, dalle squadra di basso livello a quelle di alto profilo. Meglio affrontare prima squadre che non creassero imbarazzi iniziali, soprattutto nel momento di costruzione di un gioco nuovo e diverso rispetto al passato. Poi con il passare del tempo ha alzato l’asticella e la Roma ha risposto presente, con 8 vittorie e due pareggi (quelli con Bilbao e Real Madrid, poi sconfitto ai calci di rigore). Anche questo è stato studiato a tavolino, per cercare di ricreare le condizioni ideali intorno alla squadra con i risultati.
(gasport)