IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Sei anni, vittorie zero, che resta di questa Italia Under 21, a detta di tutti, «la più forte di sempre»? La malinconia e il rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato e la speranza - come al solito - di rivedere con quella maglia altri ragazzi con le stesse qualità di chi l’ha vestita in questo Europeo ma che almeno riescano ad esprimerle fino in fondo. L’Italia non vince - ieri la certezza matematica dell’eliminazione dopo il pari 0-0 tra Francia e Romania (giovedì 27 le semifinali: Spagna-Francia a Reggio Emilia alle ore 21 e Germania-Romania a Bologna alle 18) - ma oggi ha un patrimonio di giovani di un certo livello da portare avanti. Gigi Di Biagio paga il conto, oggi rimbomba forte il peso di aver saltato la qualificazione a tre Olimpiadi (Londra, Rio e Tokyo) e aver steccato tre Europei (2015 la sua squadra è stata eliminata nella fase a gironi, nel 2017 ha ceduto in semifinale alla grande Spagna), specie quest’ultimo, in casa, con aspettative ben diverse dai precedenti. Per lui questo è il fallimento più grave, anche se arrivato solo per differenza reti. Ma la sua Italia non ha mai convinto i palati fini: buoni i singoli, non il gioco.
IL DOMANI Gigi abdica e dopo, appunto, sei anni lascia la guida della Nazionale, che non vince un Europeo di categoria dal 2004, in Germania, era la Nazionale di De Rossi e Gilardino, in panchina quel Claudio Gentile, che presto è stato dimenticato. Al posto di Di Biagio, a quanto pare, Paolo Nicolato (o Alberigo Evani), reduce dalla semifinale mondiale con l’Under 20.Che non dovrà ripulire le macerie, Gigi in questi anni non ha ottenuto vittorie, ma ha portato all’attenzione della Nazionale maggiore - e viceversa – una serie di calciatori di buon livello. Il problema è non essere riuscito a stimolare i big di questa Nazionale: Zaniolo e Kean alla fine hanno tolto e non dato, e perdere due calciatori come loro è stato il problema principale e se non si addrizzano, lo sarà anche di Mancini. Del resto, sbagliare una partita (in questo caso con la Polonia) ci sta, ma il regolamento cervellotico sui ripescaggi è stato determinante ai fini della qualificazione. Due vittorie non sono bastate e, come ha detto Locatelli, «la colpa è solo nostra». Della squadra, dell’allenatore, di chi non ha rispettato le regole. Di chi non ha saputo sfruttare un clima da vento in poppa: Bologna e Reggio Emilia hanno accolto con le trombe la Nazionale di Di Biagio, c’era un entusiasmo e un’attesa insolite per l’Under 21. Ma questa era squadra vera, nella quale finalmente giocavano i titolari delle squadre di club, vedi Meret, Mandragora, Lorenzo Pellegrini, Zaniolo, Chiesa, Barella, lo stesso Kean. Da questa compagnia, ci si aspettava di più e forse lo stesso Di Biagio si attendeva risposte diverse,una continuità maggiore. Una finale, almeno quella.