IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Un Totti diverso. Non il solito guascone conosciuto nei suoi trent'anni a Trigoria, pronto a catturare la platea con il suo sorriso e qualche battuta. Per carità, ieri non è mancata nemmeno quella ma ciò che ha sorpreso è stata la volontà di Francesco di squarciare il velo di omertà che spesso contraddistingue il mondo del calcio. Soprattutto a Roma e nella Roma, dove chi prova a raccontare quanto accade si trasforma sempre in un anti-qualcosa. Ieri l'icona laica giallorossa si è soffermato anche su alcuni compagni di squadra. In particolare su Florenzi e Pellegrini, a seguito di una domanda sul fatto se i due, capitani designati in futuro, si fossero fatti sentire con lui nelle ultime ore, una volta che la notizia dell'addio alla Roma era diventata ormai di dominio pubblico.
L'INVESTITURA Francesco fa immediatamente una distinzione chiamando uno per cognome e l'altro per nome. Magari è un caso. Ma da come parla poi del centrocampista ex Sassuolo, si evince come lo ritenga l'erede designato a indossare la fascia da capitano. Quella che è stata prima sua e poi di De Rossi: «Non ho sentito Florenzi, ho sentito invece Lorenzo. Gli faccio i complimenti per ieri (successo dell'Under 21 contro la Spagna, ndc), anche se glieli ho già fatti via Instagram. Non ci credeva al mio addio, ora ci crederà. A lui ho promesso tante cose e spero che queste possano avverarsi. È un ragazzo speciale, forte, sia in campo che fuori. È una persona pulita, può fare bene alla Roma, può dare tanto a questa società e a questa maglia. Lui la onorerà fino alla fine, perché è un tifoso della Roma». Prende una breve pausa. C'è chi pensa che possa spendere qualche parola per Florenzi e invece Totti continua per la sua strada, regalando un nuovo (e sinistro) spaccato dello spogliatoio giallorosso: «Poi qualche romano dentro la Roma serve sempre (riferito a Pellegrini, ndc). A fine partita vedere alcuni giocatori che quando perdono ridono ti fa girare le palle. I tifosi alcune cose non le sanno. C'è anche qualche dirigente che è contento delle sconfitte è la realtà. Non farò mai i nomi, neanche sotto tortura, ma è la realtà. La Roma deve essere la Roma, al primo posto davanti a tutto. Se hai queste persone dentro Trigoria, non vai da nessuna parte». Apriti cielo. Mentre Pellegrini ringrazia dal ritiro degli azzurrini di Di Biagio per l'investitura («Non entro nel merito delle sue parole ma lui e Daniele mi mancheranno molto. Volevo ringraziare Francesco per quello che ha detto su di me. Abbiamo un bel rapporto ed oggi è stata una giornata particolare per chi gli vuole bene») già ieri nel tardo pomeriggio nelle radio locali in città è iniziata la caccia alle streghe per individuare i calciatori ai quali si riferiva Francesco.
SCELTA SBAGLIATA Che non è stato leggero nemmeno quando ha raccontato un aneddoto accadutogli nell'ultima sessione di mercato estiva, quando era tornato appena dalle vacanze. Inizialmente dichiara di non voler fare nomi. Ma poi, forse per la stanchezza (ormai era oltre un'ora che parlava e i freni ibitori iniziali, avevano lasciato spazio alla sincerità più assoluta) ha fatto capire a chi si riferisse: «Non faccio nomi per rispetto. Tornavo dalle vacanze e mi hanno chiesto un parere su un giocatore. Io ho detto Per me in questo momento non è un giocatore che può far bene alla Roma. Di Francesco poi gioca con il modulo 4-3-3, lui ha invece un altro ruolo in campo ed è tanto tempo che non gioca. Senza considerare che ha avuto 3000 infortuni. Penso che ad oggi si debba andare a prendere un altro elemento, più idoneo al gioco del mister'. Certi dirigenti mi risposero 'E ti pareva, devi sempre andare contro, devi sempre dire di no, avere un parere contrario al nostro...' Ma non chiedetemi il nome del giocatore. Posso soltanto dire che avrei fatto un'altra scelta e ci avrei azzeccato. Chi avrei preso? Uno dell'Ajax». Alzi la mano chi non ha pensato a Pastore e Ziyech.