DAGOSPIA.COM - Che aria tira a Torino sponda Juventus? L’arrivo di Maurizio Sarri in panchina non ha spento i malumori su quella che è la questione più dolorosa: i soldi. La società ha debiti enormi, che potrebbero arrivare a 500 milioni di euro, soprattutto a causa dell’investimento su Cristiano Ronaldo, per il cui acquisto è stato necessario un bond da 175 milioni di euro.
[...] I soldi, dicevamo. E i debiti. Andrea Agnelli, ossessionato dalla vittoria della Champions league, trova l’ostruzione di John Elkann il quale non ha intenzione di mettere ancora mano alla casa per inseguire i sogni di gloria del cugino. Di qui l’idea, poi bocciata, di Andrea Agnelli di promuovere attraverso l’Eca il progetto di Super Champions: il format del torneo, che penalizza i piccoli club a vantaggio dei più ricchi, è vista come un’opportunità di moltiplicare gli introiti e puntellare il bilancio.
Ma vista la strenua opposizione di molti presidenti, Urbanetto Cairo in testa, il presidente della Juve ha dovuto virare sul piano B: trovare nuovi investitori per la società. E dove cercarli se non in quel paradiso di sabbia e dollari che è il Qatar? Gli “addetti ai livori” sostengono che ci sia già stato un abboccamento con gli sceicchi per discutere dell’ipotesi di ingresso nel capitale. Ma qui, clamorosamente, entra in scena Francesco Totti.
L’ex capitano giallorosso, infatti, dopo l’addio a Trigoria tra mille polemiche e recriminazioni, si è attivato per sfilare la “magica” all’odiato James Pallotta (che è disposto a vendere in presenza di una giusta vagonata di milioni). Totti, attraverso un intermediario inglese a Londra, ha “offerto” la Roma ai qatarini, garantendo il suo rientro in società. E qui gli sceicchi sono andati in tilt. “Che fare?” si sono chiesti: ci lanciamo nella Juve che ha già stadio, blasone e strutture oppure ci infiliamo in quel pastrocchio chiamato Trigoria dove volteggiano corvi, veleni e Raggi? Sulla carta non ci sarebbero dubbi ma, da provincialotti quali sono, tra la vincente e grigia Torino e la soleggiata e sporchissima Roma avrebbero dato priorità a quest’ultima.
Non per amore dei colori giallorossi, sia chiaro. Ma perché considerano la città, al pari di Parigi (l'operazione Psg lo dimostra), un brand mondiale. Perfetto pennacchio da appendere al turbante del loro business. Il problema, as usual, si chiama stadio. Gli sceicchi sanno che i rapporti tra società e Campidoglio sono tormentati e la geremiade dell’impianto è una rogna a cui non vogliono dedicare tempo ed energie. Ecco perché la loro risposta all’intermediario inglese in contatto con Totti, sintetizzando, è stata: siamo disposti a investire a patto che ci leviate l’ingombro di scartoffie, burocrazie e inchieste.
Questa risposta porta, dritti dritti, a una conclusione: con Virginia Raggi sindaco gli arabi si tengono alla larga. Per spianare il loro arrivo, allora, si è messo in moto il gran circuito romanello: Caltagirone (non Mark ma Francesco Gaetano), molto interessato alle vicende dello stadio, ha schierato il suo “Messaggero” contro il M5s e la sua sindaca. L’editoriale di fuoco con cui, qualche giorno fa, il direttore Virman Cusenza ha scottato in padella la Raggi va in questa direzione: prendere a spallate l’amministrazione fino a farla cadere.
E la Juventus? Resta alla finestra, sperando di acchiappare per il turbante i qatarini e convincerli a iniettare massicce dosi di denaro nelle casse bianconere. Da Torino sono costretta a “tifare” per Virginia Raggi: se lei resta in sella, gli arabi si tengono alla larga dalla capitale…