Ieri mattina un tweet del presidente Pallotta ha ufficializzato che Roma-Parma del 26 maggio sarà l’ultima partita di De Rossi in giallorosso. DDR voleva giocare ancora un anno e chiudere la carriera con una maglia sola come Francesco Totti, che lo ha salutato così: «È un giorno triste. Voglio solo dirti che sei stato e che rimarrai per sempre il mio fratello di campo acquisito». La sostanza è che De Rossi va per i 36 anni, in questo campionato ha dovuto saltare molte partite per infortunio e la Roma senza Champions dovrà tagliare gli ingaggi. È alle porte una squadra più giovane e meno costosa, magari affidata a Gian Piero Gasperini. Quanto meno, quella di Pallotta è una scelta chiara. Sono le modalità della comunicazione a stupire: De Rossi ha saputo della decisione solo lunedì pomeriggio e ieri ha raccontato la sua schietta versione. I quattro punti fondamentali sono stati: 1) il rapporto con il presidente Pallotta 2) la sensazione di essere stato scaricato già da tempo: «Ho quasi 36 anni e non sono scemo, l’avevo capito: se non ti chiamano mai in dieci mesi, è tutto chiaro»; 3) l’idea sorprendente che ogni porta sia aperta per il futuro, compresa un’altra squadra italiana anche se l’ipotesi più probabile restano gli Stati Uniti: 4) il rifiuto di un nuovo ruolo a Trigoria, visto che i centri di potere sono a Boston, Londra e Città del Capo: «Mi dicono che potrei essere da subito un bravo dirigente, ma io da dirigente mi sarei rinnovato il contratto. Quando ho giocato l’ho fatto bene. Il ruolo non mi attira, l’impressione è che si possa incidere poco. Faccio fare il lavoro sporco a Francesco e magari lo ritroverò più avanti»
(corsera)