IL MESSAGGERO (S. PIRAS) - A Tor di Valle l'interesse pubblico per fare lo stadio non c'è più. Lo ha deciso chi vive e amministra a Tor di Valle: il Municipio IX, che dietro quel freddo numero romano ospita una città grande quanto Milano e con 180 mila abitanti. E che ieri, per via della chiusura di un tratto di via Cristoforo Colombo e un paio di strade minuscole laterali, è andata in tilt con il traffico bloccato per ore. Insomma, un assaggino di quell'impatto catastrofico che ha previsto il Politecnico di Torino se si aprono i cantieri del nuovo stadio della Roma. «Ma non ci voleva il Politecnico a dircelo, guardate una giornata normale come oggi che imbuto si forma», si mette le mani nei capelli un residente seduto tra il pubblico che è venuto in aula per assistere al consiglio.
LA QUADRA - Ed entrano nell'aula di largo Benenson, sulla Laurentina, dopo una riunione fiume ma decisiva anche loro. I consiglieri della maggioranza M5S dell'Eur hanno trovato finalmente la quadra: in consiglio si asterranno, una consigliera voterà proprio a favore invece, su un atto dell'opposizione e quindi approveranno il no allo stadio di Tor di Valle. Tutta la maggioranza, compresi il minisindaco Dario D'Innocenti, che si è trincerato dietro un gelido no comment, e il presidente del consiglio municipale Marco Cerisola hanno votato contro lo stadio incassando gli applausi scroscianti del pubblico. È cambiato il vento dopo l'arresto di Marcello De Vito: qui la delibera sullo stadio fu votata in fretta e furia con un consiglio municipale convocato d'urgenza la domenica pomeriggio. Ieri, invece, si è deciso di tirare il freno d'emergenza.
«Ma le avete lette le intercettazioni», dice un esponente del comitato di quartiere Eur in Aula. Nel dubbio le legge lui a voce alta: «Dicono che qui sarà un casino e il costruttore risponde Sì ma tu stai zitto. Signori cos'altro dobbiamo sapere per annullare l'opera?». Il presidente della commissione Mobilità, il pentastellato Giulio Corrente durante la sua dichiarazione di voto dice: «Ci ha fatto schifo leggere delle tangenti: questo stadio puzza di bruciato e penso che sia solo la punta dell' iceberg di un sistema corruttivo».
La maggioranza aveva chiesto al Campidoglio un referendum popolare e anche un'analisi costi-benefici. «Siamo scossi, non è un mistero», confessa il capogruppo M5S Vincenzo Maisano.
In Aula c'è la consigliera capitolina Cristina Grancio che incassa il sì alla sua delibera: «Ora il Campidoglio non potrà ignorarla». Grancio per un pomeriggio sembra fare ancora parte del M5S. Perché qui diversi consiglieri M5S stanno con lei . «Io me lo ricordo il programma elettorale con cui sono stata candidata ed eletta: non c'era lo stadio a Tor di Valle», dice Alessandra Tallarico che sotto la felpa indossa la t-shirt della campagna elettorale con su scritto Coraggio.
«Non c'è nulla di interesse pubblico in questo progetto», commenta il presidente della commissione Urbanistica Paolo Mancuso. E in Campidoglio, il segnale è arrivato forte e chiaro.