IL MESSAGGERO (S. CARINA) - L'aggiustatore non aggiusta più. Sono bastati 270 minuti per fiaccare anche l'entusiasmo di Ranieri. Arrivato con mille propositi, Sir Claudio ieri è apparso in grande difficoltà. Sia a livello tecnico-tattico che mediatico. In campo è stato surclassato da Ancelotti, non riuscendo a porre rimedio al gioco del Napoli che si sviluppava perlopiù sulle fasce. Fuori, essendosi già giocato a Ferrara la carta della reprimenda pubblica al gruppo, ha virato sull'evidente disparità di condizione atletica tra le due squadre: «C'è poco da fare se gli altri corrono di più e ti mettono in mezzo...». Ha ragione da vendere: la Roma non corre poco, cammina. Il problema però è che lo faceva anche prima del suo arrivo. E nonostante l'ecatombe muscolare fosse una costante da inizio stagione, prima del ko del derby, i calciatori che ieri non riuscivano a fare due passaggi di fila e arrivavano sempre secondi sul pallone, erano comunque riusciti a inanellare una serie di 6 vittorie e due pareggi. Premessa d'obbligo: non è in atto una riabilitazione di Di Francesco che ha commesso molti errori (e li ha pagati)ma la semplice constatazione di fatti e numeri. Della serie: la precarietà atletica esisteva anche prima, nonostante in molti alludessero ad «un mero problema di testa» (cit.). Ma insieme a questa si vedeva anche un minimo di organizzazione e un'idea di gioco. La Roma durava un'ora ma almeno in quei 60 minuti pressava, provava a verticalizzare, non sempre riuscendoci, creava occasioni da rete e quello che più conta nel gioco del calcio, tirava in porta. Nelle ultime 2 gare, invece, non s'è visto nulla. Solo lanci lunghi a superare la mediana avversaria, sperando di sfruttare le seconde palle. Ma se la condizione atletica non ti assiste, sul pallone arrivi sempre secondo. L'alternativa è pallone a Perotti e vediamo cosa accade. Se salta l'uomo, bene. Altrimenti non c'è un'altra opzione: notte fonda.
EX TINKERMAN - Senza contare la confusione tattica. Il tecnico di San Saba si è presentato annunciando che la prima cosa da fare era «trovare l'equilibrio». In 3 gare ha invece alternato 3 moduli: 4-2-3-1, 4-4-2 (e 4 attaccanti) e il 4-3-3 in corsa di ieri. Nonostante il flop, prova comunque a rilanciare: «Siamo tutti sulla stessa barca, anche se io sono salito da poco. Non penso alle dimissioni. Cerchiamo di arrivare in porto nel miglior modo possibile». Chissà se cambierà idea in caso di ko contro la Fiorentina. Intanto se il porto al quale allude è la Champions, il rischio di naufragare è dietro l'angolo.