Mancava il colpo in trasferta, mancava il senso della svolta; adesso la Roma si sente meno randagia, non solo perché si è avvicinata al Milan. Il quarto posto torna in ballo, è lì a un punto e l’occasione non è stata buttata. Dalla depressione all’esaltazione, il viaggio è sempre troppo breve in casa romanista: Claudio Ranieri sa che deve vivere alla giornata, e questa è una buona giornata, al di là dei risultati che verranno oggi. A sette turni dal termine, le partite di questo tipo vengono considerate una sorta di eliminazione diretta. Non brutale come nelle coppe, comunque indicative di come proseguirà l’ultima parte di torneo. Tornando a vincere fuori casa dopo 42 giorni, la Roma si ricandida per la Champions, recupera visibilità nella volatona e non perde posizioni almeno da Europa League. La Roma riesce anche a non prendere gol (bravi i centrali, attento Mirante) e non succedeva dall’8 febbraio. Per capire il miglioramento, i giallorossi avevano incassato 45 reti nelle precedenti 30 partite in A. Ranieri non ha innovato il calcio, ma ha ricavato titoli e riconoscenza all’estero secondo un’impronta italiana, buon senso, conoscenza e adattamento del materiale umano. Quando è arrivato, era partito con il gioco semplice, la difesa bassa per contenere gli sbagli in zona pericolosa, però adesso ha virato su un atteggiamento più aperto, per cercare di difendere anche lontano dall’area. Il pressing con l’impronta di Di Francesco si rivede anche qui; nel 4-2-3-1, il tecnico sposta sei pedine oltre la metà campo quando la palla è ai difensori doriani. Cerca di evitare la costruzione dal basso e gli squarci verticali e rasoterra, essenziali per il frullio tra Saponara e le punte. Nel primo tempo la precauzione dà qualche vantaggio, una scena simbolo è quella in cui Karsdorp preme su Saponara anche al limite dell’area doriana.
(gasport)