Resiste, Virginia Raggi, con l’appoggio dei vertici nazionali (ieri a Di Maio si è unito anche il guardasigilli Alfonso Bonafede) che la esortano ad andare avanti, ma sa di dover battere un colpo dopo l’ennesimo tsunami politico-giudiziario: l’arresto del presidente d’Aula, Marcello De Vito, e il passo indietro di Daniele Frongia, assessore allo Sport, che indagato (ma i suoi legali confidano nell’archiviazione) ha rimesso le deleghe. Il segnale di discontinuità lanciato dalla sindaca è la due diligence richiesta per verificare la legittimità delle procedure relative alle opere citate nell’inchiesta: ex Fiera di Roma, Mercati Generali ed ex stazione Trastevere. Accertamenti che seguono a quello già avviato sullo stadio della Roma, dopo l’arresto dell’ex presidente di Acea, Luca Lanzalone. Riparte dalla trasparenza, mantra grillino della prima ora, la strategia per serrare le fila di una maggioranza sempre più destabilizzata da scandali e inchieste. (…).Raggi attende già nei prossimi giorni l’esito dell’indagine interna sui dossier finiti all’attenzione della Procura, mentre si sta valutando l’ipotesi di chiedere ai dirigenti capitolini una verifica su eventuali indagini a loro carico. (…). Dalle opposizioni, però continua il pressing sulla prima cittadina, la cui presenza in Aula potrebbe essere richiesta già nel Consiglio di giovedì. È probabile che, se l’assemblea dovesse riunirsi, sia Pd sia FdI possano presentare una mozione di sfiducia.
(corsera)