LA REPUBBLICA (F. BOCCA) - Praticamente un’orgia biancazzurra - un tre a zero netto e feroce alla Roma - che ha mandato alle stelle l’Olimpico laziale. Dopo i gol di Caicedo, Immobile e Cataldi è finita con la Lazio sotto la curva Nord e l’aquila Olimpia in campo a fare svolazzi trionfali.
Un derby a senso unico, con la Lazio che fa gol, spettacolo e restituisce ai rivali la sconfitta dell’andata, mentre la Roma si sfascia come tante altre volte. Il 3-0 sbeffeggia il vagheggiato aggancio della Roma all’Inter, che ovviamente non c’è stato. Il derby di Roma ha rispettato le sue leggi non scritte - spesso leggende metropolitane - secondo cui il favorito finisce per fare brutta fine. Mentre l’outsider incassa scommesse e bevute. E infatti il risultato già forte di suo per i gol di Caicedo in dribbling, Immobile su rigore e la botta spettacolare di Cataldi - è appesantito dal fatto che la squadra di Inzaghi ha ora in mano la carta dell’aggancio alla Roma stessa. Anche se il recupero di Lazio-Udinese sarà addirittura il 10 aprile e dunque c’è tempo, per la Roma, per diluire almeno la botta.
Il derby è stato bello e, come da copione, segnato anche dagli incidenti prepartita con scontri sul ponte davanti allo stadio e un agente di polizia ferito. Qualche tafferuglio anche nella curva romanista. La Lazio paradossalmente ha tratto forza dall’assenza di Immobile. Che è sempre rimasto in dubbio per tutta la settimana, fino a trovare un posto da jolly in panchina. La menomazione del suo uomo principale, però fino al derby in crisi, ha frustato la Lazio responsabilizzando i due attaccanti, Caicedo e Correa - determinanti nella vittoria biancoceleste - e moltiplicando le forze nascoste. Tutto il contrario per la Roma, dove l’assenza di Manolas, principale respingente difensivo - anche lui in forse per tutta la settimana ma segnato da improvvisa influenza - ha finito di scassare una difesa già problematica (36 gol incassati). Tanto che al primo efficace affondo di contropiede, il robusto e tozzo Felipe Caicedo (quarto gol in campionato) detto La Pantera, è volato come una farfalla tra Florenzi, Fazio e un Juan Jesus spaesatissimo per mettere dentro un gol svolta-partita.
Giusta risultanza di una Lazio più fisica, più padrona, ma anche più leggera di testa e molto presente con i suoi uomini chiave, soprattutto Milinkovic. Tutto il contrario per la Roma, che invece soffriva dei suoi classici vuoti come se il derby si potesse giocarlo in modalità risparmio energetico. Il trio Dzeko, El Shaarawy, e soprattutto l’atteso Zaniolo al debutto stracittadino, spuntato e innocuo per buona parte del tempo. Fino a uscire azzoppato. Al giro di cambi Inzaghi si è giocato il jolly Immobile, mentre Di Francesco ha cercato almeno di rendere la Roma un po’ più frizzante con Pastore e Perotti, finendo per pagare però un prezzo ancora più caro. Correa ha bruciato sullo scatto Fazio per il 2-0 poi realizzato ru rigore da Immobile, e Cataldi con un fortissimo piatto sinistro ha mandato a terra una Roma già groggy, a pezzi fisicamente e nervosamente (Kolarov poi espulso). Il derby romano, nel suo piccolo, sconvolge il campionato e riscrive le gerarchie.