LA REPUBBLICA (E. CURRÒ) - La prima vittoria della giovane Italia di Mancini, lungo il cammino appena iniziato verso Euro 2020, l’hanno firmata due giovani: il 22enne Barella con un destro al volo all’alba della partita e il 19enne Kean quasi al tramonto, con uno scatto tagliente quanto il rasoterra del suo primo gol in Nazionale alla prima da titolare. Così l’inedita coppia di goleador ha nascosto l’impaccio di qualche veterano e i difetti di un primo tempo alquanto imperfetto, di fronte alla resistibilissima Finlandia. La scossa elettrica alla partita, però, l’ha data nel finale l’ingresso del veterano tra i veterani, il trentaseienne Quagliarella, che il pubblico di Udine ha salutato come una specie di figliol prodigo: testata appena a lato, sull’unico guizzo di Bernardeschi. Sono le contraddizioni di una squadra in formazione e non è detto che sia un problema. Intanto, avendo vissuto dopo il trionfo di Berlino 2006 tre Europei da protagonista, contro due Mondiali da comprimaria e il terzo da spettatrice, gli azzurri possono accogliere come buon auspicio il 2-0 col quale hanno inaugurato le qualificazioni. L’esito, imposto dal dovere e suggerito dalla logica, ha interrotto il digiuno di successi in casa, che durava da 6 partite. L’Italia è inoltre tornata a segnare più di un gol alla volta.
In verità l’attesa degli esteti era sostanzialmente duplice: per il bel gioco promesso da Mancini e per il diciannovenne Kean, data la sua etichetta di predestinato. È andata delusa la prima parte dell’assioma, anche se la metamorfosi tecnica tra i due tempi chiama in causa un intoppo tattico, legato allo schieramento iniziale. Mancini ha spostato l’asse del gioco offensivo a destra, dove il terzino Piccini, a sua volta debuttante da titolare, diventava l’ala dell’attacco a 5, completato da Bernardeschi interno destro, Immobile centravanti, Barella incursore e Kean esterno sinistro. Ma il traffico del centrocampo, oltre a disinnescare le veroniche e le imbucate di Bernardeschi, ha indotto gli azzurri a saltare il doppio regista Jorginho-Verratti e soprattutto a impostare l’azione con Chiellini centrale e non con Bonucci, più adatto al ruolo. Per fortuna il precoce gol di Barella, che ha trovato dal limite la fortunata deviazione dello stinco di Vaisanen, difensore del Crotone, ha attenuato il disagio. Il ct si è poi corretto nell’intervallo: col terzino sinistro Biraghi ala sinistra e Kean a destra, l’equilibrio tattico ristabilito ha concesso a Jorginho e Verratti di tornare nel vivo dell’azione e a Bonucci di lanciare, anche se Pukki, punta del Norwich in Premier League, ha rischiato di pareggiare, con un tocco appena fuori, in mezzo a una difesa sbilanciata. Ma Immobile si è risvegliato in tempo per garantire un assist da trequartista a Kean e da lì in poi è diventata una festa, con Quagliarella in campo e Zaniolo all’esordio. Così l’attesa primaria di ogni tifoso italiano, incline per natura al pragmatismo, è stata premiata: si è interrotto l’inusuale ciclo, quasi biennale, dei pareggi casalinghi. E nella storia minima dei confronti con i finlandesi, contraddistinta da un paio di 6-1, ma anche da uno 0-0 a Roma nel 1975, precedente allarmante in un’analoga fase di ricostruzione della squadra, il nome del millennial Kean si è aggiunto ad altri assai illustri. Piola inflisse ai malcapitati una tripletta, Sandro Mazzola due doppiette, Bettega quattro reti in una partita, Vieri un’altra doppietta, Totti e Del Piero gol singoli. Mancini è soddisfatto della risposta alle vittorie di Grecia e Bosnia, le rivali del girone: «Non era facile, non giocavamo da 5 mesi». Non è più tempo di sfracelli. Però martedì a Parma si affaccerà il Liechtenstein e già una parolina magica ronza nell’aere azzurro: goleada. Ventura non la volle sentire e mal gliene incolse. Conviene cautelarsi.