LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Tre volte seconde, due volte terze, una volta quinte. Il curriculum degli ultimi sei anni è esattamente sovrapponibile, per Roma e Napoli, è l'accento sull'utopia che nessuna delle due è riuscita a trasformare in realtà. Da una parte il merito di aver provato ad insidiare il dominio bianconero, dall'altra il peso di essersi
dovute rassegnare a fare da spettatrici. Strade diverse, percorsi che avrebbero potuto sovrapporsi o incrociarsi, ma mai seguendo l'uno le tracce dell'altro. Eppure inseguendosi. Napoli e Roma, oggi avversarie all'Olimpico, hanno venduto tanto: Higuain e Alisson, Cavani e Salah, Jorginho e Pjanic. Diversa però è sempre stata la costruzione: la Roma in questi ultimi 5 anni ha acquistato 68 calciatori, il Napoli soltanto 37, quasi la metà. Meno operazioni, più risultati, più punti: 13 quelli di distacco tra il 2° posto di Ancelotti e il quinto di Ranieri, con la squadra a pezzi nel fisico e nel morale. Al contrario Sir Carlo da Reggiolo ha in tasca 11 pass d'accesso alla prossima Champions, cerca punti per consolida re la posizione alle spalle della Juve e attende di proiettarsi verso i quarti di Europa League. C'è dunque perfino margine per programmare con anticipo il futuro, nel solco di quella continuità che è diventata il leit motiv della gestione De Laurentiis, «Koulibaly, Alan e i nostri big restano, il club non ha bisogno di vendere o di fare plusvalenze. L'ossatura
della squadra è già molto valida, basta completarla», assicura l'allenatore del Napoli. Una strada - ed è una novità - che inizia ad affascinare pure la Roma, che fino a oggi riteneva di
non poter crescere davvero senza lo stadio di proprietà su cui la proprietà Usa ha puntato tutte le fiches. Perla prima volta negli ultimi 8 anni, Pallotta deve decidere che strada imboccare. Da una parte la tentazione di una nuova rivoluzione, affidata a Luis Campos, direttore sportivo portoghese del Lille e ultimo innamoramento del presidente americano. Dall'altra la suggestione di portare a Roma un grandissimo allenatore per aprire un ciclo
che punti a vincere in fretta: proprio sul modello del Napoli. Non è un caso che da settimane i manager romanisti strizzino l’occhio a quel Sarri cui De Laurentiis affidò l'ultima missione scudetto, e addirittura accarezzino il sogno Conte, più o meno quanto riuscì lo scorso anno al Napoli convincendo Ancelotti. Il suo calcio in azzurro è appena iniziato, eppure promette di durare a lungo grazie alla sintonia che si è creata tra il tecnico e il suo presidente: non solo sul mercato. «Ho investito tre milioni per migliorare îl nostro centro sportivo, costruiremo altri tre campi per il settore giovanile e dopo le Universiadi completerò a mie spese il restyling del San Paolo», ha annunciato ieri De Laurentiis, mettendo così da parte il progetto del nuovo stadio. Anche in questo il Napoli è più conservatore.
Il futuro di Roma e Napoli: ora anche Pallotta studia De Laurentiis
31/03/2019 alle 16:17.