La certezza dell’eventuale convocazione si avrà soltanto domani, ma basta questo dubbio a far capire quanto, per Daniele De Rossi, siano stati complicati questi mesi. All’andata contro il Napoli, è iniziato il suo calvario e, per certi versi, anche quello della Roma. Adesso, un girone dopo, fatica a rientrare: ieri ha fatto quasi tutto l’allenamento in gruppo, se oggi dovesse replicare, e domani anche, è probabile che Ranieri lo porti almeno in panchina. La lesione al polpaccio sembra archiviata, ma è stata solo l’ennesimo tassello di una stagione da dimenticare. Difficile dire se sarà l’ultima: la sensazione è che De Rossi farà di tutto per stare bene fisicamente e rinnovare almeno per un altro anno (col benestare della Roma), ma soltanto il suo fisico potrà dargli le risposte che cerca. Poco ma sicuro, un girone fa De Rossi non si aspettava di giocare poco meno di 5 partite, per un totale di 430’. Se da qui a fine anno dovesse giocarle tutte, arriverebbe a 29 presenze e sarebbe la sua seconda peggior stagione in termini numerici, dopo il 2003/2004, quando si fermò a 27. Mai, quindi, da quando è diventato un punto fermo della Roma, Daniele aveva sofferto così tanto. E mai, soprattutto, la Roma aveva dovuto fare a meno di un leader così carismatico. Talmente leader, De Rossi, che ieri è stato uno di quelli a prendere la parola nel confronto squadra-allenatore. (…).
(gasport)