La favola della Serie A poco allenante

22/02/2019 alle 14:58.
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LA REPUBBLICA (A. CAROTENUTO) - La Roma ha giocato a maggio una semifinale di ed è tuttora in corsa per andare avanti. Il è fuori dalle prime 16 per un gol in meno e con la miglior difesa del girone, dopo aver battuto il Liverpool ed essersi fatto prendere al 93’ dal Psg. La stessa indecifrabile di s’è giocata fino in fondo la qualificazione battendo il Tottenham e pareggiando col . Il deserto che spesso ci raccontiamo è meno arido di quanto appaia. La Lazio era nei quarti di Europa League pochi mesi fa. La si spinse in semifinale nel 2015. La qualità di un movimento si misura nel mare aperto del confronto europeo, e quel confronto ci dice che accanto a una larga fetta di classe media in fuga da investimenti e antagonismo, rassegnata alla subalternità, esistono in Italia diverse squadre di buon livello internazionale. Ne abbiamo 5 fra le prime 40 del ranking Uefa, una in meno di Spagna e Inghilterra, due in più della Germania.

Eppure ogni frustrazione della finisce per essere ricondotta al campionato poco allenante. È colpa degli altri. Fu Fabio Capello - dicembre 2013 - a imporre la formula, quando usciva ai gironi perdendo con il Galatasaray sotto la neve. Era forse più allenante il campionato turco? Con Allegri la avrebbe poi giocato le finali nel 2015 e 2017, segno che a volte la zavorra degli sparring inadeguati non funziona. In Inghilterra invece ritengono che una delle ragioni per l’unica Coppa vinta in 10 anni (Chelsea 2012) sia una Premier stressante e intensa. Troppo allenante. Vai a capire.

Il punto è che il percorso della è volutamente solitario. Ha altri interessi. Mette in conto il diserbo della Serie A e lo sbarco prossimo in una Eurolega di qualunque tipo. Successi e traguardi sono celebrati come diversità rispetto al movimento. Se un torneo più equilibrato fosse di sua convenienza, non proverebbe a portar via Icardi all’ e Zaniolo alla Roma, dopo aver preso Bernardeschi alla , alla Roma e Higuain al . Gli altri club sono inferiori per ricavi, possibilità di spesa, prestigio, cultura della vittoria, capacità di lobbying. Hanno già mille e più motivi di riflessione per le loro sconfitte. Almeno non diamogli il peso di quelle che appartengono alla sola .