IL TEMPO (E. MENGHI) - La Roma vince e non prende gol. Anzi: la Roma non prende gol e vince. Perché è dalla porta finalmente limpida, come non accadeva da Parma, e dalla difesa che nell’emergenza resiste agli attacchi «scarichi» del Chievo che si costruiscono i successi. Un concetto che Allegri alla Juve non si stanca mai di ripetere e che Di Francesco ha fatto suo, nonostante agli inizi lo definissero uno «zemaniano», votato sicuramente più all'attacco ma bravo a dare solide basi nel momento del bisogno: «La partita di Coppa Italia ha rovinato un po’ tutto dal punto di vista mentale e dei giudizi, è stata una nota dolente. La squadra sta crescendo e sta tornando ad essere quella che vorrei, però non basta. Dobbiamo avere continuità nei 90 minuti, martedì abbiamo una partita delicatissima e non ci possiamo permettere di commettere errori».
Anche a Verona, sopra di 2 gol nel primo tempo, i giallorossi hanno vissuto un blackout in cui hanno rischiato di crollare, proprio come all'andata, quando gli avversarì erano riusciti a rimontare servendo la prima beffa stagionale alla Roma: «La prestazione ha convinto, tranne la parte centrale del primo tempo dove abbiamo lasciato troppo gioco al Chievo e non abbiamo difeso bene. Ma per il resto la squadra ha fatto quello che doveva fare. Spesso ci è capitato anche a risultato acquisito di avere disattenzioni, questo si allena e quella di Verona era la partita perfetta per poterlo fare, in questo senso ho avuto buone risposte». Piuttosto una piccola critica il tecnico abruzzese l’ha mossa agli attaccanti, che potevano concretizzare di più la mole di gioco creata: «Potevamo fare qualche gol in più, mi auguro che ce li siamo tenuti per il Porto. Per crescere bisogna battere su certi tasti, è come in casa, per convincere i propri figli a tenere determinati comportamenti bisogna sempre ricordarglielo e questi ragazzi vanno spronati nel modo giusto. Vanno supportati e aiutati». Di Francesco è intervenuto sulla testa, ma anche sul modulo, è tornato al 4-3-3 a cui è affezionato per ridare equilibrio e per tutta la gara ha urlato ai suoi di restare vicini, di non concedere spazi agli avversari. In Champions dovrebbe insistere con questo assetto tattico che ha portato buoni frutti nelle ultime due partite. La Roma non vinceva con tre gol di scarto da quasi un anno, dall'aprile 2018 contro la Spal e aveva bisogno di questa sicurezza per acquisire fiducia in vista dei primi 90 minuti col Porto. Alcuni giocatori con la continuità stanno crescendo, qualcuno è stato un po’ spremuto per forza di cose, tutti stanno dando il loro contributo, «non solo Zaniolo» come sottolinea Monchi nel pre-partita: «Il lavoro individuale - dice Di Francesco - è sempre importante. Il tempo non è tanto, le partite ravvicinate non permettono di dare continuità ai lavori e certi giocatori, a partire da
Karsdorp, ne hanno bisogno.Nella ripetitività di quello che si fa si migliora sempre. Sono contento delle risposte che ha dato Kolarov, lui vuole rispondere solo sul campo alle critiche. Credo abbia fatto un gran gesto, non c'è discussione né sul calciatore né sull'uomo». El Shaarawy, capocannoniere del campionato, può essere l'arma in più: «Deve esserlo. Siamo una cooperativa del gol, mi fa piacer, ma nelle squadre importanti ci sono tanti attaccanti che arrivano in doppia cifra».