Un grande, grandissimo sospiro di sollievo. Al fischio finale Eusebio Di Francesco lascia il campo stremato come e quanto i giocatori in campo. Se all’intervallo, con lo stadio che fischiava, era sceso negli spogliatoi imbestialito, al 90’ sembra distrutto. Come quando giocava, forse anche di più, vedendo il volto provato con cui si presenta davanti alle telecamere. «Nel primo tempo - la sua ammissione - non c’eravamo e dobbiamo essere onesti e dire che dovevamo andare in svantaggio. Non sarebbero bastati neanche due cambi in quel momento, questa è la verità. Poi certo, le grandi squadre a volte vincono anche così e noi ci prendiamo questi tre punti».
(...) Decisiva, oltre alle sue parole nello spogliatoio e alla grandissima prova di Olsen, anche la sua scelta di togliere Cristante, inserire El Shaarawy e cambiare modulo: «Nel secondo tempo siamo stati più ordinati, magari abbiamo sbagliato qualche palla di troppo, ma quando fai pochi cambi in formazione poi si perde un po’ di lucidità. Abbiamo fatto un passo indietro come partita dopo il Porto, ma nella ripresa siamo stati un’altra squadra, guardiamo anche le cose positive. Mettendo Zaniolo più dietro e spostando Pellegrini qualcosa è cambiato, ma questa è la prova che non è questione di 4-3-3 o 4-2-3-1 ma di atteggiamento generale».
Fondamentale, anche nel momento più difficile, l’ingresso di De Rossi: «Lo stiamo gestendo e testando giorno dopo giorno. Daniele potrebbe anche giocarle tutte, ma non sappiamo poi come reagisce. Dobbiamo tutelarlo, è un giocatore molto importante», spiega Di Francesco, sapendo bene quanto per la Roma sia prezioso il rientro del suo capitano. (...)
(gasport)