Patrik rinasce sotto il segno del mental coach

15/01/2019 alle 12:43.
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IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) - Affidatosi da poche settimane a un rinomato mental coach, uno di quelli che si fanno pagare anche solo per dirti “Buongiorno, oggi c’è il sole”, Patrik Schick è riuscito a segnare uno dei gol più veloci della storia della Roma alla prima partita da coccolato o stimolato speciale. Non solo quello, però: due gol e un assist di tacco, il suo bottino finale. Frutto del caso, del valore modesto dell’avversario o davvero potere del potere mentale? Chissà. Intanto, va registrata la notizia che il ceco ha fatto ancora gol, quindi non facciamo troppi gli schizzinosi. S’è detto che Patrik resterà nella Capitale almeno fino al termine della stagione, tanto vale la pe concedergli la giusta serenità. Per dare più una mano alla Roma che al curriculum del suo costoso mental coach, ovviamente. Se Schick davvero dovesse riuscire a sbloccarsi mentalmente (non è questo il suo problema?) per Eusebio Di Francesco sarebbe un’ottima notizia. Calma, ma prendiamo atto di tutto.
C’era curiosità, poi, per capire se il Flaco, fatto arrivare la scorsa estate a Roma da Parigi in cambio di 24,7 milioni di euro (commissioni escluse), fosse ancora vivo. Sportivamente parlando, sia chiaro. Perché a un certo punto, nemmeno troppo tempo fa, Javier Pastore, il fiore appassito all’occhiello di Monchi, era sparito dai radar. Colpa di un doppio infortunio al polpaccio dopo e di un avvio di stagione deludente prima. Al punto che per settimane il suo nome era stato cancellato, quasi dimenticato da tifosi e critici impegnati a incensare Golden Nic, lo straripante Zaniolo.

IL FLACO CAMMINA - Poi arriva la Coppa Italia, arriva l’Entella, squadra di terza serie, e il Flaco torna d’attualità. Come quei calciatori avviati sul viale del tramonto che talvolta vengono impiegati (quasi) solo perché non se ne può fare a meno. E anche per onorare, in campo e non solo in banca, un robusto assegno mensile. Un test semplice sulla carta, ma solo per chi ha gambe e testa per affrontarlo nella maniera corretta. Eccolo, allora, il punto: Pastore è ancora un vero calciatore? L’interrogativo della vigilia ha trovato risposte emblematiche, altalenanti, spesso contrastanti durante il gioco. Pastore non corre: cammina. È inevitabile pensare che la sua condizione atletica sia ancora (molto) deficitaria, e questo in qualche modo lo assolve da ulteriori critiche. Ma alzi la mano chi dal Flaco ieri sera non si aspettava qualcosa in più. E il gol per il poker romanista, ne converrete, conta fino a un certo punto. Pastore è stato preso dalla Roma per essere un titolare, non può/deve ridursi al ruolo di stabile comprimario. Lo rimandiamo ad altra data, quando avrà una forma migliore. Ma che abbia bisogno anche lui di un mental coach?