Multe cancellate ai vip, 197 indagati

29/01/2019 alle 14:30.
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LA REPUBBLICA (G. SCARPA) - Un timbro, magari contraffatto, un clic e tanti saluti alla multa per aver varcato i confini delle zone a traffico limitato del centro storico, fuori orario e senza permesso. Così, tra il 2008 e il 2014, il dipartimento risorse Economiche del Comune ha annullato 14mila multe per un totale di 16 milioni di euro. “Multopoli” è il nuovo filone della maxi inchiesta della procura che vede coinvolte 197 persone, tra cui quattro ex dirigenti e funzionari capitolini, compreso il direttore, già allontanato, del dipartimento, Pasquale Libero Pelusi. Tra i beneficiari di questo “sistema” spicca, invece, il nome del presidente della Lazio, Claudio Lotito. Ma ci sarebbero anche famiglie nobili e un ultras biancoceleste. I reati contestati dal pm Francesco Dall’Olio sono falso e truffa e risalgono al biennio 2012 - 2014. Ieri l’indagine ha vissuto un’accelerazione con il decreto di sequestro preventivo, per oltre un milione di euro, disposto dal gip Anna Maria Fattori. Per ragioni legate alla prescrizione, 15 milioni di euro di sanzioni (non pagate) non rientrano in questo procedimento penale. Gli accertamenti proseguiranno davanti alla Corte dei Conti dove vige un regime diverso in tema di prescrizione. Il numero di contravvenzioni cancellate impressiona e, in attesa delle valutazioni dei magistrati contabili, ad oggi vale un danno a sei zeri per le casse del Campidoglio. La lista di coloro che ne hanno beneficiato, poi, è una continua sorpresa. Un vero derby: oltre alle vetture intestate alle società del presidente del club biancoceleste, nei tabulati su cui hanno lavorato i finanzieri del gruppo tutela spesa pubblica del nucleo di polizia tributaria, è spuntato anche il nome di Vincent Candela. La posizione dell’ex terzino giallorosso (si sarebbe visto annullare almeno una multa per aver ignorato l’avviso “varco attivo”) è però prescritta. Prescritta come quella di altre 203 persone. In totale, gli indagati erano, infatti, 400. Invece, un altro nome eccellente è quello di Riccardo Brugia, il braccio violento di Massimo Carminati. Gli inquirenti, però, non hanno trovato prove sulla corruzione dei quattro dipendenti comunali, ad oggi sotto inchiesta per truffa e falso. Gli investigatori hanno anche accertato l’utilizzo di finti loghi delle forze dell’ordine: scartabellando tra migliaia di cartelle esattoriali, i finanzieri hanno trovato richieste di discarico di vecchie cartelle esattoriali con gli stemmi dei commissariati Trevi - Campo Marzio e della Legione carabinieri Lazio comando provinciale. Per questo motivo, il pm ha iscritto nel registro degli indagati anche un agente e un militare dell’Arma in pensione. L’inchiesta è partita dalla denuncia di una dipendente comunale che ha notato anomalie nel dipartimento risorse economiche, che ha tra le competenze anche quelle relative alle sanzioni amministrative e si occupa delle istruttorie sulle violazioni del codice della strada. Gli inquirenti sostengono che l’ex responsabile dell’ufficio comunale, Pasquale Libero Pelusi, contrassegnava le istruttorie che dovevano essere archiviate e non segnalate all’Agenzia delle entrate. In riferimento al suo ruolo il gip scrive che Pelusi “benché titolare ‘pro tempore’ della gestione non era deputato ad istruire direttamente le pratiche connesse al discarico di cartelle esattoriali come invece ha fatto mediante un accentramento autoritativo ed abusivo di moltissime di esse”, si legge nel decreto di sequestro. I modus operandi dei “clienti” per ottenere la cancellazione della contravvenzione erano i più vari. Per quanto riguarda Lotito, a cui ieri sono stati sequestrati oltre 26 mila euro da società a lui riconducibili, gli inquirenti hanno accertato che faceva risultare come veicoli di scorta auto private che erano state multate. «Si tratta di un clamoroso equivoco che verrà prontamente chiarito nelle sedi competenti», precisano i legali del presidente della Lazio.