LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA) - Giovanni Cervone è schietto e diretto, come quando difendeva la porta della Roma (’89-’97). E sul momento della squadra giallorossa ha le idee molto chiare.
Cervone, che significato dà alle vittorie con Sassuolo e Parma?
«Potrebbero essere un punto di ripartenza, sempre che la società si muova sul mercato nel modo giusto, che siano due successi per far capire che c’è bisogno di qualcosa».
Quali?
«In mezzo al campo serve un altro giocatore, uno di quantità. Poi in difesa anche: non si può contare sempre e solo su Manolas perché se gli viene un raffreddore siamo in mezzo a una strada».
Schick si è affidato a un mental coach, può essere utile?
«A me questa sembra una cosa fuori dal comune, che non comprendo, sono sincero. Se aveva bisogno di un motivatore poteva farlo prima, io non credo a questo, non c’è bisogno di nessuno, se tu ce l’hai ce l’hai, non ci possono essere altre persone che ti possono tirar fuori chissà che, specialmente nel mondo sportivo. In campo sei solo e il carattere lo devi avere tu».
Quando giocava lei, non esisteva questa figura?
«Ma onestamente per me neanche ora dovrebbe esistere. Per me è una figura che nel calcio non dovrebbe proprio esserci. Io, poi, ho sempre avuto molto riguardo nei confronti di Schick perché anche io sono stato calciatore e ho avuto delle difficoltà e mi dispiace attaccare un ragazzo che ha avuto anche vari problemi fisici. Però se leggo che si affida a un mental coach, allora penso che a Roma sia terminato il suo tempo, se non è tranquillo, è meglio che vada a giocare in prestito da qualche altra parte».
De Rossi vive un momento difficile. Che consiglio gli darebbe?
«È un ragazzo intelligente, non ha bisogno di consigli. Vive un momento complicato perché non può aiutare i compagni, però lui ha carattere, quindi deve dare consigli agli altri, fare l’allenatore anche se non gioca, dando una mano a tutti. La sua figura serve tanto».
Un consiglio a Di Francesco?
«Gli direi di non stare a sentire niente e di non leggere i giornali. I giornalisti fanno il loro lavoro e ognuno la vede in un modo. Lui non se la deve prendere a male se qualcuno critica anche in modo fuori luogo, fa parte del gioco, deve essere più forte di tutto e non farsi condizionare da cose che gli fanno solo perdere tranquillità. Deve fare le sue scelte e pensare solo al suo lavoro. Bisogna saper accettare critiche ed elogi».
Che ne pensa di Olsen?
«All’inizio non ero convinto, avevo grandi dubbi perché lo avevo visto davvero poco. Invece ha dimostrato di essere un portiere molto affidabile, anzi, l’acquisto più azzeccato. Ha fatto un paio di errori, ma ci sta. È di qualità, può migliorare e se lo farà, diventerà un portiere internazionale, uno dei primi in circolazione».