Separata pure in Lega. Ora la Roma di Pallotta teme di essere doppiata

22/12/2018 alle 13:57.
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LA REPUBBLICA (M. PINCI) - «Quando guardi alla Serie A da fuori, pensi alla »: per anni il presidente della Roma James lo ha ripetuto spesso. In fondo tra la sua squadra e lo scudetto c’era sempre questo colosso con uno stadio proprio, conti in ordine, ricavi da sponsor lanciatissimi e che continuava a mietere successi: la Roma ha vissuto quel modello come un obiettivo da rincorrere, ma la sua è una rincorsa zoppa. Non potrebbero essere più distanti oggi Roma e . E non solo per i 22 punti che le separano e che consentirebbero ad Allegri, vincendo, di doppiare a due partite dalla fine del girone di andata. Il primo saldissimo in vetta, l’altro a tanto così dall’esonero al punto di confessare: «Dopo il 29 ci saranno decisioni importanti», alludendo alla riunione in programma tra i dirigenti prima della sosta per deciderne la sorte.

Le ultime 48 ore hanno certificato anche la frattura in Lega: la che fu alleata è stata il kingmaker del nuovo a.d. De Siervo, osteggiato dalla Roma. L’amicizia diventata gelo assoluto, con la separazione quasi geografica tra nord e centro-sud: la Roma raggiunta sulle proprie posizioni da e , la “alleata” nelle proprie a e Milan. Anche su scala europea, dove Agnelli è il capofila della riforma della , sempre più orientata verso un formato a inviti in cui difficilmente le squadre del centro sud saranno chiamate a far parte. Oggi l’unico che a Trigoria pare avere amici in bianconero è , che stasera non ci sarà: «Ho imparato tanto dai miei avversari juventini e per certi versi mi sento simile a loro», ha detto un paio di giorni fa incamerando pure qualche critica. Sembra quasi impossibile pensare che due anni fa fossero così “vicine”: fianco a fianco nelle battaglie politiche, ma pure in classifica. Le divi- devano 4 punti prima dello scontro diretto di Torino che aprì una forbice diventata da quel momento incolmabile. E se davvero l’Europa “scegliesse” in futuro chi accogliere nel proprio torneo, sarebbe impossibile avvicinarsi.

Che la sia un modello a cui tendere, anche se a Trigoria nessuno lo confessa più apertamente, è inevitabile: ma quella della Roma è una rincorsa zoppa. Per tenere il passo la Roma ha rischiato: venduto tanto e speso altrettanto, un trading di calciatori che ha funzionato al punto da portare la squadra in semifinale di , ma se - come quest’anno - sbagli, paghi caro. Anche se ci fu un istante in cui probabilmente arrivò ad assaporare addirittura l’idea del sorpasso, sempre allo Stadium. Era il 5 ottobre del 2014 e dopo 44 minuti di una partita passata alla storia per le polemiche arbitrali, la Roma era convinta di avercela fatta: la sotto allo Stadium grazie a un gol di , che le aveva strappato solo tre mesi prima innescando (anche) le dimissioni di . E invece finì in un’altra delusione. Eppure quando la prese , la Roma aveva appena chiuso il campionato (sesta) davanti alla . Non lo sapeva: sarebbe stata l’ultima volta.

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