LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Così frettoloso, non se lo aspettavano nemmeno a Trigoria. Eppure, già a metà agosto, Eusebio Di Francesco s’era fatto l’idea che Nicoló Zaniolo sarebbe stato utile. Forse così non se lo aspettava nemmeno lui, ma dopo uno dei primissimi allenamenti - non lo aveva avuto nella tournée perché il ragazzo era stato impegnato fino a fine luglio con l’Europeo U19 - si era confessato con i dirigenti. Quella che oggi pare quasi una profezia: “Credo che Nicoló rientrerà presto nel giro dei titolari”. Un pensiero che poteva far sorridere, visto che nel centrocampo della Roma il ruolo del trequartista non era nemmeno contemplato e in ogni caso era appena stato acquistato per 24 milioni un certo Javier Pastore. Ma dai primi tocchi al pallone l’allenatore era rimasto impressionato per quel misto di fisicità - Zaniolo è altro un metro e 90 - e tecnica. Forse, senza quella benedizione sarebbe partito: ma il tecnico ci ha creduto al punto da lanciarlo dall’inizio al Bernabeu. Ripagato da prestazioni in crescendo. Fino a costringere gli osservatori a chiedersi come farà a scegliere Di Francesco quando riavrà pure Pellegrini. Ma il tecnico è già al lavoro per costruire un centrocampo che sappia unire entrambi, con in più Cristante, altro pezzo pregiato: giovani, forti, italiani. Una manna anche per il ct Mancini.
Il paradosso è che Zaniolo alla Roma ha rischiato anche di non arrivarci: “L’affare Nainggolan lo avremmo chiuso anche senza Zaniolo, non era un aut-aut”, ha ammesso il ds romanista Monchi. Che peró, su suggerimento di Ricky Massara, ha insistito per averlo: “Loro non volevano darcelo, ma volevano prendere Radja: dovevano pur cedere su qualcosa”.