LAROMA24.IT - A Torino arriva l'ottavo ko stagionale. Per la Roma c'è di buono che la classifica concede altre chance a Di Francesco ai suoi. Da salvare nella brutta serata dell'Allianz Stadium l'atteggiamento mostrato nella ripresa, a fronte di un primo tempo arrendevole. Sassuolo e Parma sono altri appelli per Di Francesco, da non sbagliare per puntare all'obiettivo del quarto posto.
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
IL TEMPO (T. CARMELLINI)
Nessuno ha mai pensato che la Roma potesse risolvere i suoi problemi a Torino contro la Juventus in uno stadio «maledetto», dove era stata sempre sconfitta e nel quale non segna un gol dal 2014. E, come volevasi dimostrare, è finita ancora una volta allo stesso modo: nona sconfitta allo Stadium, quarta consecutiva per 1-0. Eppure la squadra di Di Francesco, pur senza quattro titolari e in piena crisi di identità, esce a testa alta dalla sfida contro la Juve titolare, capolista e dominatrice del campionato ormai da una vita.
Una squadra ancora di un’altra categoria contro la quale però la Roma ha giocato per lunghi tratti ad armi pari: complice anche la serata magica di Olsen che riscatta le due «quaglie» prese contro il Genoa. Il portiere svedese tiene in corsa la Roma fino all’ultimo facendo almeno cinque parate miracolose: due nella prima parte di gara e tre nella ripresa tutte su CR7 col quale ha ora un conto in sospeso. Decide il gol del più lucido degli attaccanti di Allegri, l'implacabile Mandzukic, che sfrutta uno dei pochi errori della serata di un Santon messo dentro dal tecnico giallorosso nel vano tentativo dai cambiare le carte in tavola e i valori in campo: cosa che gli è riuscita solo parzialmente.
Il 3-5-2 iniziale serve soprattutto a non prenderle e infatti la Roma tiene quasi fin sotto i due fischi dell’ottimo Massa: sbaglia poco o nulla e non si fa influenzare dal peso specifico dello Stadium. E gioca anche un ottimo avvio di ripresa mancando però di nuovo negli ultimi metri e permettendosi anche una specie di arrembaggio finale: nel quale però riesce a incassare un altro gol stavolta «tolto» da Massa con l’aiuto della Var che ha scatenato le proteste dello stadio bianconero.
Cambia poco, resta la sconfitta giallorossa e il successo della Juventus che continua a dominare il «suo» campionato. Quello della Roma invece dice ottava sconfitta stagionale, nono posto in classifica scavalcata anche da Fiorentina, Sampdoria e Sassuolo. E lì dietro si comincia a respirare aria pesante anche se l’altra faccia della medaglia dice che i giallorossi sono a quattro punti dalla zona Champions. La strada è lunga, nulla è perduto e il ko di Torino non cambia nulla o quasi sui programmi di Di Francesco & Co. che sta invece ritrovando la sua Roma. Una squadra ferita che a Torino, contro i primi della classe, almeno ci ha provato.
IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
Sconfitta, ma viva con qualche rimpianto: la Roma torna da Torino con qualche certezza in più. A partire dalla reazione del secondo tempo dopo una prima frazione troppo timorosa (anche per scelta tattica dell’allenatore). Rientrare in corsa o rinunciare a qualsiasi velleità è il destino imprescindibile che attende i giallorossi con Sassuolo e Parma. Il ritorno di Dzeko può essere di grande aiuto.
CORRIERE DELLO SPORT (I. ZAZZARONI)
L’ultima vittima della Juve, la Roma, ha fatto a Torino quel che immaginavamo, insufficiente nel primo tempo, assai meglio nella ripresa, comunque ossessionata dai suoi difetti. Venerdì Di Francesco ha chiesto qualcosa al mercato, l’acquisto più importante è l’esperienza (utilissimi i rientri di Perotti, ElSha, Dzeko e De Rossi, oltre a un filo di incoscienza)
IL GIORNALE (T. DAMASCELLI)
La Juventus avrebbe potuto stravincere ma ha finito con la vista annebbiata contro una piccola grande Roma. Credo che Di Francesco conservi ancora il posto, Allegri non ha questo problema e con quel Manduzkic potrebbe andare anche in ferie.
LA STAMPA (G. GARANZINI)
Ha vinto la Juve, co me previsto, con un lungo calo finale del tutto imprevisto. Non ha sfigurato la Roma, come si immaginava, ma ha commesso un errore fatale proprio nel momento in cui la capolista stava iniziando a rifiatare dal forcing iniziale. Strana partita. In cui un numero, anzi due raccontano più di tanti discorsi a che genere di impostazione una Juve indebito d’ossigeno si fosse affidata, se è vero che dopo 21 minuti la capolista aveva già battuto la bellezza di 9 calci d’angolo. Poi ha allentato la pressione, sennò avrebbe strabattuto ogni record dalla bandierina.
Si era verso il finale di tempo, e l’uomo più pericoloso sin lì era stato di gran lunga Alex Sandro: mentre a tenere in piedi la Roma erano state due grandi parate di Olsen e qualche buona iniziativa di Zaniolo, che avrebbe meritato una compagnia migliore intorno a sé. Poi Ronaldo si è mangiato un paio di gol, la Juve ha ceduto campo e la Roma se l’è preso volentieri, sia pur senza trarne concreto profitto. Ma è diventata un’altra partita, e la Juve ha finito per patirla assai più del previsto: tenuta in piedi, in ogni settore del campo, da un Mandzukic una volta di più migliore in campo.
LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)
La Juve è inevitabilmente campione d'inverno, l'inverno degli altri, l'inverno del loro scontento. Non poteva non accadere. Nulla che non sia la vittoria bianconera sembra poter accadere ormai, è la monotonia della grandezza, 49 punti su 51. La Juve è come quelle gigantesche palle di demolizione con cui un tempo si abbattevano i vecchi palazzi, è l'invasione degli ultracorpi. Per dire: primi 20 minuti contro la Roma e 9 calci d'angolo, quasi uno ogni due minuti. La ferocia come metodo scientifico. Era, è vero, la peggior Roma dal 1997, decima dopo 17 partite quasi tutte dolenti, ma questa Juventus punta alla carotide. Però, che campionato è se vince sempre una sola? E quali colpe, dirette o indirette, ha quest'una sulla deriva degli altri? La spiegazione di Ancelotti è psicanalitica: pensare alla Juve è demotivante. Come dire che lei ti batte per il fatto stesso di esistere. Ma quanto poco esiste la concorrenza. Il Napoli lo salva il portiere ragazzino, l'Inter la frega un centravanti quarantenne, il Milan in pratica non si vede e la Roma si vede ancora meno. A margine ma neanche troppo, il sempre più difficile destino di Gattuso e Di Francesco, il panettone lo mangiano ma è da vedere come lo digeriranno. A occhio, non ci sarà una seconda fetta.
LIBERO (A. NEGLIA)
Nelle ultime settimane qualcuno ha suggerito un paradosso: cioè che la Juve sarebbe diventata campione d'Italia prima ancora che d'inverno. Detto che, di questo passo, l’aritmetica già a Pasqua incoronerà per l’ottavo anno di fila i bianconeri («bastano 87, 88 punti», ha detto Allegri nel pre gara), la Juve batte 1-0 la Roma e con due turni d'anticipo vince il simbolico titolo di campione invernale. Segna Mandzukic, ancora a una big (aveva fatto gol a Lazio, Napoli, Milan e Inter), il nono gol stagionale sovrastando di testa Santon. Tra i peccati di Di Francesco, che rischiano di costargli l'esonero entro il nuovo anno, rientra proprio la scelta del laterale ex Inter, messo in campo per pareggiare i centimetri col croato: per il resto è una Roma rimaneggiata (senza De Rossi, con Dzeko ancora in panchina e con Florenzi per metà tempo fuori ruolo) ma “giusta” per come approccia alla partita - pressing feroce, che la Juve però elude puntualmente e pur sempre l’unica Roma possibile in questa fase d'emergenza. Impensabile che i guizzi dei diciannovenni Kluivert e Zaniolo (stoffa e generosità per l’ex Inter, che però ha colpe sul gol di Mandzukic) e del 21enne Under facciano breccia nel muro della difesa meno battuta d’Italia (seconda in Europa dopo il Liverpool). Infatti pungono di rado.
Senza dimenticare Schick, che di anni ne ha 22, e il cui destino assomiglia a quello del suo allenatore: si chiacchiera di tensioni tra i due, col fantasista di Praga in procinto di cambiare aria dopo l'ennesima prova grigia a un anno esatto dall’inizio della crisi. Juve-Roma si era giocata il 23 dicembre di un anno fa: era finita allo stesso modo, Schick aveva fallito l'occasione della vita ma i giallorossi arrivavano alla sfida a -2 dalla Juve. Oggi, i punti dai bianconeri sono 24, un abisso che non si giustifica col solo divario tecnico - netto, ma l’ottima Roma nel secondo tempo qualche pericolo lo crea -, che sarebbe ampliato dalle differenze profonde sul piano motivazionale. Alla Roma sembra mancare la spensieratezza che si addice a una squadra giovane, outsider per rosa e storia recente, e che il possibile ribaltamento in panchina (Conte sugli spalti dello Stadium, ma in pole c'è Paulo Sousa) potrebbe restituire. Così come Allegri potrebbe avere restituito il favore a Di Francesco, che cinque anni fa lo batteva e lo esonerava dal Milan. Il meglio per il livornese doveva ancora arrivare. Chissà che per l’abruzzese non valga lo stesso.
IL ROMANISTA (D. LO MONACO)
Prendiamoci pure la mezza soddisfazione di aver messo loro un po’ di apprensione in un secondo tempo giocato con maggior coraggio. Prendiamolo come un segnale di vitalità. Certo è che, come ha ricordato ieri sera Di Francesco che nelle prossime due partite si gioca la panchina, con Sassuolo e Parma bisognerà fare il massimo bottino. Sarà quello il vero crash test per la Roma. Non sarà facile, ma è condizione irrinunciabile