Il governo si divide sulle misure Salvini: "Un errore le curve chiuse"

29/12/2018 alle 15:10.
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IL MESSAGGERO (S. CAN.) - Il governo si divide e va in ordine sparso sull'emergenza curve. Da una parte c'è la linea del ministro dell'Interno Matteo Salvini che annuncia il tavolo «stadi sicuri», un incontro con società, arbitri, calciatori e tifosi - al Viminale il 7 gennaio - per «riportare tranquillità e pulizia nei campi di calcio». Ma soprattutto il leader della Lega e vicepremier si dice contrario alla soluzione di chiudere gli stadi e di vietare le trasferte: «Così si condannano i tifosi veri, che vanno distinti dai delinquenti», afferma. Contestando dunque la decisione annunciata dal questore di Milano, Marcello Cardona, dopo la morte dell'ultrà Daniele Belardinelli negli scontri antecedenti Inter-Napoli.
In direzione opposta, ecco il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «Sulla sospensione la mia posizione personale - dice il premier - sarebbe stata senz'altro quella di dare un segnale forte e ho visto che anche Giorgetti ha espresso una pari sensibilità. Occorrerebbe dare un segnale di cesura forte ricorrendo anche a una pausa delle manifestazioni sportive», ha sottolineato Conte. L'inquilino di Palazzo Chigi annuncia che «valuteremo se è il caso di rafforzare» le pene per la violenza negli stadi ma «attenzione perché quando si inaspriscono troppo le pene, c'è il rischio che poi non vengano applicate». Diversi approcci e sensibilità nel governo spiccano anche sui cori razzisti: «Sono discriminatori, inaccettabili. Servirebbe una severa sanzione», è la linea di Conte.

I DISTINGUO E anche qui scatta il distinguo di Salvini, che è uomo di curva, super tifoso del Milan, e abituato a calpestare certe tribune: «Il coro Vesuvio lavali col fuoco vale Milano in fiamme e ci sono anche giocatori bianchi che vengono fischiati e sono oggetti di cori. Non metterei tutto nello stesso calderone». E specifica: «Certo adesso c'è la menata del razzismo, questo mare di ipocrisia sparso come la Nutella sul pane». Chi distingue un essere umano, sottolinea, «in base al colore della pelle è un cretino».

LA RETROMARCIA In serata il ministro dell'Interno aggiunge una correzione di rotta rispetto all'annuncio di voler mettere intorno a un tavolo i capi delle tifoserie. In una nota congiunta con il sottosegretario allo sport Giancarlo Giorgetti spiega che «convocheremo società, tifoserie - quelle organizzate, pulite e tranquille -, arbitri per ragionare su come portare pulizia e tranquillità nei campi», chiarisce il ministro, che in quella sede proporrà anche che «certe partite non si giochino più in notturna». L'obiettivo del Viminale è di avviare un filo diretto e una collaborazione con la parte sana del tifo calcistico, affinché venga responsabilizzato e coinvolto nei club di riferimento, e aumentare le competenze degli steward. Il ministro dell'Interno punta «al modello inglese e tedesco per arginare il fenomeno della violenza». Modello che a breve termine possa ricalcare quello inglese, soprattutto per quanto riguarda maggiori competenze agli steward, i quali potrebbero essere impiegati anche fuori dagli spalti, nei pressi degli stadi, ad esempio per gestire il prefiltraggio dei supporter.

ADDIO NOTTURNE Le partite più calde potranno essere disputate sempre di pomeriggio, escludendo le 20,30. Per quanto riguarda la ricetta a lungo termine, invece, una delle ipotesi è sulla falsariga del modello tedesco, affinché i tifosi vengano coinvolti il più possibile nelle società e per questo responsabilizzati. Già dal primo tavolo tecnico al Ministero, saranno gli stessi club a dover selezionare i rappresentanti delle tifoserie che parteciperanno all'incontro al ministero. Ma la polemica però non si placa. Matteo Renzi e Paolo Gentiloni ricordano che Salvini «solo dieci giorni fa omaggiava ultrà e abbracciava pregiudicati». E ancora Renzi: «Il ministro dell'Interno ha il dovere di prendere un'iniziativa - commenta l'ex premier - ma deve recuperare credibilità. I cori razzisti fanno schifo sempre e Salvini dovrebbe ricordarlo visto che qualche anno fa quei cori li intonava lui, contro i napoletani».