IL TEMPO (E. MENGHI) - La Roma gioca la carta di qualità per ritrovare la sua identità. Gli anni sono pochissimi, 41 in due, sono giovani in maniera diversa perché uno è nato - calcisticamente parlando - pronto mentre l'altro ci ha messo fin troppo per uscire dal guscio, ma la cosa più importante è che insieme hanno "salvato" Di Francesco, almeno per ora. Zaniolo e Schick hanno trascinato la squadra alla vittoria contro il Sassuolo, tirando fuori colpi di classe e gol. Il caso più eclatante è quello del ceco, che in una sola partita ha fatto più di quanto aveva fatto in un anno e mezzo in giallorosso, ha saputo trasformare i fischi dei tifosi alla lettura delle formazioni in applausi quando ha lasciato il campo un po' acciaccato ed era proprio quello che ci voleva, il riscatto troppe volte fallito e, ora sì, conquistato. Con un rigore procurato, il raddoppio siglato e un auto-traversa che fortunatamente non gli ha rovinato la giornata, ha fatto tutto lui e a una settimana dall'inizio del calciomercato ha rimesso tutto in discussione: "Lui - conferma Di Francesco - con le prestazioni convince tutti ed è giusto che un ragazzo su cui la Roma ha investito tanto segua un percorso. Mi ricordo quando Tommasi doveva andar via poi è rimasto, il calcio è fatto di questo". Dzeko è il primo tifoso di Schick: "Meno male che non stavo al meglio, così Patrik ha fatto quel gol", ha detto sollevato all'allenatore, che l'ha raccontato alla stampa: "Edin è stato carino" e sembrava quasi non voler disturbare il suo vice che si prendeva la scena: "Mi ha detto che non sentiva i minuti nelle gambe, è uno dei veri problemi che abbiamo avuto quest'anno con tanti calciatori, poi sta all'intelligenza di chi non sta al meglio capire che può fare 20-30 minuti".
E così è andata, anche perché il ceco aveva avvisato la panchina di avere qualche problemino fisico. Di Francesco dopo la miglior prestazione di sempre in giallorosso di Schick ci tiene a ricordargli che "doveva cercare la doppietta, si è accontentato e non deve farlo: questo dev'essere un punto di partenza". Per lui, invece, sono tre punti fondamentali per restare al comando e sono stati i giovani a regalarglieli: "Hanno fatto il loro dovere, non ho mai avuto dubbi in questo senso. Non mi è mai mancato il sostegno, a Roma quando non si fa risultato il primo ad essere messo in discussione è l'allenatore, ma io mi ci sento sempre. Questa è stata la partita migliore tecnicamente parlando, come ricerca di quello che proviamo in allenamento, siamo stati meno sporchi, ma mi scoccia il gol subito". Il più piccolo di tutti, Zaniolo, ha fatto qualcosa in più, un pallonetto alla Totti dopo aver messo a sedere difensore e portiere, una cosa da grande all'interno di una partita in cui ha mostrato il suo lato ancora bambino nell'aggressività con cui è andato a contendere i palloni agli avversari, con quell'eccesso di volontà che ogni tanto lo fa sbagliare, ed è giusto così a 19 anni. Di Francesco se lo coccola, "ha fatto un gran gol", e rivendica il suo acquisto ricordando il coraggio avuto a Madrid nel metterlo in campo: "Tutti mi dicevano che volevo dare un segnale, ma io non do segnali, faccio giocare chi ha qualità importanti e lui ce le ha, anche se deve ripulirsi dagli errori e migliorarsi. Ha una foga, un impeto che gli auguro di tenersi per tanto tempo. Io avevo chiesto due giovani dell'Inter, uno era Zaniolo, e voglio prendermi questo merito insieme alla società. I giocatori vanno messi in campo, non solo comprati". Via un sassolino dalla scarpa e un grosso peso dallo stomaco: "Ci siamo liberati, dopo il secondo tempo di Torino è stato fondamentale rispondere così". Per Zaniolo è stata semplicemente "la serata perfetta, era il mio sogno fin da bambino". Magari il prossimo gol lo farà sotto la Sud, dove è corso ad esultare Perotti: "Il rigore pesavo più di quello del derby. Ora spero di non fermarmi più".