IL TEMPO (F. SCHITO) - Sembrava che la Roma il fondo lo avesse già toccato. Il pareggio con l'Inter era arrivato dopo una prestazione positiva e il primo tempo contro il Cagliari aveva dato l'impressione di scacciare la crisi, di una squadra finalmente in risalita dopo tante difficoltà. E invece Schick e compagni sono crollati nuovamente nella maniera più rocambolesca possibile, a trenta secondi dal triplice fischio, con il Cagliari in nove, in un black out così inspiegabile da avere i contorni dell'incubo. L'assurdità del pareggio incassato in quelle condizioni manifesta tutti i limiti mentali di una squadra sempre più in balia degli eventi, incapace di chiudere una partita ampiamente dominata con i sardi orfani dei loro migliori giocatori. "Sono amareggiato e arrabbiato per il risultato, è una partita assurda, 11 contro 9 non si può prendere gol così" sono le parole di un frastornato Eusebio Di Francesco al termine del match. Una soluzione l'ex Sassuolo non ce l'ha: "Il problema riappare alle prime difficoltà. Lo rianalizzeremo, penso siano anche caratteristiche caratteriali all'interno del gruppo che vanno migliorate. Siamo sempre qua a trovare giustificazioni, sono cose che ribatto con costanza e sono cose che cerco di mettere nella testa dei calciatori. A volte mi rispondono in un certo modo e a volte no, ma una partita in cui domini, e sei la Roma con determinati giocatori, dobbiamo avere la capacità di capire che anche quando l'avversario ha la forza dell'arrembaggio noi dobbiamo essere più lucidi nel gestire certe situazioni".
Il tecnico prova ad analizzare un match che la Roma aveva indirizzato nella direzione giusta: "Per 70 minuti volevamo chiudere la partita e mi arrabbio vedendo errori di ragazzi che hanno desiderio di far gol e scelte sbagliate, che porta a queste situazioni. A volte per egoismo o ingenuità non ci siamo riusciti e l'abbiamo pagato. I discorsi lasciano poi il tempo che trovano, non può una squadra del genere con determinati uomini in campo prendere un gol del genere a 30 secondi dalla fine, perché va a compromettere la possibilità di ritornare dove meritiamo di essere invece siamo caduti nei soliti errori". La scelta dei cambi è stata piuttosto conservativa, ma Di Francesco la pensa diversamente: "L'identità di squadra rimane, ho messo Pellegrini perché non avevo tanti calciatori, lo stesso Santon non si è allenato. Andiamo a cercare i fantasmi e le streghe, ma parlare di situazioni di gioco è relativo. Con la Lazio abbiamo fatto il 3-1 quando ho messo un dife-sore in più. Un due a zero era sufficiente, abbiamo dimostrato di avere deficit importanti, se posso fare qualche cambio in più lo faccio". Le assenze forniscono una giustificazione solamente parziale: "Il pensiero che può venire in mente in questa gara è quando vuoi modificare una partita ma non puoi cambiare tanto. Avevo Pastore e Perotti, che non vengono da un periodo ottimale, e tutti ragazzini. De Rossi è fuori da 40 giorni ed è il nostro leader".
Incredulo Olsen, che era stato decisivo con le sue parate prima dell'assurdo finale: "E' dura per me spiegare cosa sia successo. Non ho parole. Io e i miei compagni eravamo silenziosi nello spogliatoio, tutti molto delusi. Non abbiamo parlato molto. Il quarto posto possiamo ancora raggiungerlo ma sappiamo che dobbiamo aumentare il nostro livello e iniziare a vincere partite. Continueremo a lottare, so di averlo già detto ma credo nei miei compagni e nel club".