(...) Qui è Bali, Indonesia, dove Massimiliano Cappioli vive otto mesi l’anno, poi si divide tra Ibiza, Roma e la Sardegna. Cagliari gli è rimasta nel cuore, ecco perché la sfida di domani la vedrà con occhi diversi. Anche se sarà notte fonda: «Nessun problema, al 90’ mi rimetto a dormire».
Cagliari-Roma per lei cos’è?
«La sfida tra le mie due donne. Cagliari ha rappresentato la migliore amica, quella che ti coccola nel momento del bisogno. Roma è stata il grande amore, che quando lo incontri dici: “Ok, mo’ me fermo”».
Ma non si è fermato a Trigoria.
«Quando mi dissero che dovevo andare in Sardegna ci rimasi malissimo perché pensavo che la società stesse fallendo. Invece Cagliari è stata la mia fortuna, siamo passati dalla C all’Europa, ero amato e stimato».
(...) Dopo Cagliari tornò alla Roma e realizzò il suo sogno: un gol al derby.
«Sono nato romanista e morirò romanista. E’ più difficile fare il tifoso che il calciatore: oggi spero che la Roma arrivi almeno quarta, con le milanesi attrezzate è dura».
Si aspettava Di Francesco allenatore?
«Sì, perché i centrocampisti hanno sempre un occhio diverso. De Rossi, infatti, me lo immagino in panchina».
E Totti?
«No, troppo buono. E poi già deve combattere col cervello suo, figuriamoci con quello di altri... A parte le battute, se avesse voluto avrebbe già iniziato. Lui le cose le capisce prima, a 18 anni già sapeva che sarebbe diventato Totti».
(...) Ultima domanda: come finisce Cagliari-Roma?
«I miei amici sardi mi perdonino, ma vince la Roma. Una cosa è l’affetto, e io per Cagliari ne ho davvero, un’altra l’amore».