LA REPUBBLICA (M. M. MUNNO) - Dieci volte un arbitro è andato al Var in un giorno solo, quando nelle settimane scorse quasi c’eravamo dimenticati di avere la tecnologia a bordo campo. Il destino del Var in Serie A ha preso all’improvviso un’altra piega.
Un cambio di direzione in aiuto agli arbitri che non è casuale, ma risale all’inizio di dicembre. Il prepotente ritorno del Var nelle decisioni durante una partita di calcio è nato dopo le polemiche a margine di Roma-Inter del 2 dicembre. Finì 2-2, ma a fine partita al centro del dibattito c’erano il Var e un rigore non assegnato alla Roma sullo 0-0, per un contatto tra Nicolò Zaniolo – alla seconda da titolare in Serie A – e il nerazzurro Danilo D’Ambrosio. Dopo quelle polemiche, a chiamare a raccolta tutta la categoria, è stato il designatore degli arbitri della Serie A, Nicola Rizzoli. In una riunione con i suoi ha alzato la voce, chiarendo che non ci sarebbero stati più sconti: chi sbaglia, paga. Un invito a non cristallizzarsi sulle regole, ma a valutare il contesto degli episodi.
La svolta è nata così. «Certo che lo voglio rivedere» diceva ieri Valeri al microfono. Che il Var sia una risorsa è tuttora chiaro, che vada integrato all’interno del regolamento anche. Al momento, da protocollo, il Var entra “in gioco” solo in caso di «chiaro ed evidente errore». Nell’attesa, dal 2 dicembre a ieri gli arbitri del campionato sono tornati a ricorrere più spesso al Var: nella giornata di ieri è stato interpellato in 8 sfide su 10, tra chiamate evidenti e silent check.
Ma non è bastato a evitare le polemiche: troppo a lungo era rimasto spento, e a questo punto “il doppio binario” fa discutere, rimescolando le opinioni sul mezzo. Allegri era diffidente in principio, invece ieri ha detto: «È giusto che gli arbitri lo usino . Tra le “piccole” che guardavano alla novità con interesse, spunta adesso qualche perplessità, di fronte all’uso a singhiozzo e a interpretazioni discutibili delle immagini. Il punto chiave è nei falli di mano. Si cerca una omogeneità di giudizio. Pioli si è molto arrabbiato per un rigore non assegnato in Genoa-Fiorentina dopo un tocco di Veloso. Il prossimo anno l’Ifab dovrebbe introdurre un passaggio per ridurre discrezionalità e sostituire il concetto di volontarietà con dei parametri oggettivi.
Tardelli a Radio1 ieri era allarmato: «Non vorrei che l’anno prossimo gli attaccanti cominciassero a mirare direttamente alle mani dei difensori». Quello concesso al Torino contro la Lazio per una trattenuta a Belotti ha irritato Tare. «È uno scandalo. Sono sconcertato. Dopo i torti dello scorso anno – ha detto – si ricomincia. Il fallo di Meité su Acerbi era dieci volte più netto di quello di Marusic su Belotti. Se diamo fastidio basta dirlo». Il mano-non mano è spuntato anche in Napoli-Bologna: sul vantaggio di Milik per un tocco di Mertens. Pur attenuando il rischio di errore, il Var ancora non riesce a intervenire sulle polemiche.