IL MESSAGGERO (A. VALENTINI) - Se nell'alta borghesia di Stato la razza padrona ha perso il peso e il potere degli anni Settanta, c'è una razza padrona più viva e più padrona che mai nella borghesia del calcio italiano. Ha solo i colori bianconeri della Juventus che marca oggi 8 punti di vantaggio sul Napoli primo inseguitore, mentre il Campionato suggerisce qualche riflessione sulla cordata che rincorre affannosamente: 14 punti di distacco tra la prima e la quarta, con sole 3 squadre per ora in scia Champions (Napoli, Inter e Lazio) e poi fino alla quart'ultima un rosario di 11 punti e 12 squadre.
Tra suggestioni internazionali e stimoli europei, il nostro Campionato appare più sbiadito soprattutto alla vigilia dei grandi match internazionali, con un occhio al prestigio e l'altro alla cassa. Non è solo la Juventus ad allentare la tensione contro avversari di scarso lignaggio; a perdersi e a perdere punti sono anche il Napoli nel pareggio interno ma sfortunato contro il Chievo e la stessa Roma, oggi fuori anche dalla zona Europa League. In attesa della sospirata riforma della Serie A con 18 squadre, la cosiddetta Confindustria del pallone fa fatica a quadrare i conti e non sempre per responsabilità interne. I fronti aperti sono almeno 4, mentre la cassaforte rischia di impoverirsi con effetti incalcolabili su tutto il carrozzone: innanzitutto lo scarso appeal televisivo all'estero, figlio di una competitività assai ridotta; il blocco previsto dal Governo alle sponsorizzazioni delle società di betting; un'inesistente politica dei prezzi, con i tifosi chiamati clienti ma condannati a vivere in uno spremiagrumi; non ultimo, il famigerato pezzotto, quel diabolico marchingegno elettronico - illegale quanto imparabile - che ingrassa la pirateria televisiva, sottraendo risorse al sistema.