Due giorni dopo la delusione è ancora molta. Il ko con l'Udinese ha avuto effetti amari per la Roma, scavalcata ieri dal Parma in classifica. E riaffiorano interrogativi e questioni che due settimane fa sembravano messe da parte definitivamente. Tutti in discussione, dal tecnico ai giocatori passando per i dirigenti.
Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)
Gli inopinati passi falsi di Roma e Napoli aprono i consueti dibattiti sul peso della Champions e l’uso, più o meno appropriato, del turn over. Coincidenza a parte (hanno affrontato due squadre con allenatore al debutto), c’è un’enorme differenza tra la sconfitta della Roma e il pari del Napoli. Lo dicono i numeri, non solo della classifica, impietosi per la squadra di Di Francesco: già 4 sconfitte in campionato, solo 7 punti conquistati contro le ultime sei della graduatoria. Tutte le tesi espresse sull’andamento deludente della Roma sono valide. Dalla squadra incompleta e priva di personalità, alla campagna acquisti sbagliata, dagli errori di Di Francesco a quelli di società e calciatori. Visto l’andamento/atteggiamento della squadra comincia però a serpeggiare la maliziosa sensazione che tanti, troppi, protagonisti si sentano soltanto di passaggio. Motivati e tonici in Champions o in qualche big match sufficienti e molli in quasi tutte le altre gare. Come se importante e stimolante fosse la vetrina personale e non la conquista dell’obiettivo futuro e fondamentale: il piazzamento per la prossima Champions. Di questo passo sarà durissima, le avversarie hanno infatti tutto un altro spirito, come evidenziato da Lazio e Milan. Seppur incomplete e rimaneggiate hanno confermato quanto tengano a centrare il quarto posto
LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)
lA Roma si inabissa: si ritrova a 18 punti dalla Juve, un’enormità quasi inaccettabile. I giallorossi proveranno domani a distrarsi col Real inguaiato da una crisi mai vista, mentre ai bianconeri basterà un punto contro il Valencia per raggiungere gli ottavi e pensare all’unico argomento che oggi possa dare fiducia, o illudere, l’altra mezza Italia, quella che non è campione della medesima: ovvero la serie non banale che attende la Juventus contro Fiorentina, Inter, Toro, Roma e Atalanta. Ma a questo punto l’ottavo scudetto seriale può perderlo soltanto lei.
GAZZETTA DELLO SPORT (A. DE CALO')
C’è una squadra di marziani che vince anche quando non gioca, passando le domeniche in poltrona tipo la Juve. E poi ci sono gli umani, Napoli, Inter, Roma, Lazio, Milan che sbagliano come tutti. Vincono, frenano, ripartono, ricadono, tornano al successo. Normale. Il gap si allarga, la progressione sembra inarrestabile. Forse, ieri, il campionato è già finito. Non era mai successo così presto che ci fosse un distacco di 8 punti tra la prima in classifica e chi inseguiva. Mai dopo tredici giornate in una A a venti squadre con la vittoria che vale tre punti. Mai a novembre. Bisogna tornare agli albori del secolo per trovare l’unico precedente analogo, con la Roma davanti alla Juve con lo stesso distacco dopo tredici giornate nel 2000-01. Ma si giocava meno nella A a 18 squadre e il verdetto era calato più avanti, il 7 gennaio. Cambia qualcosa? Può darsi siano solo dettagli. Quella volta la Roma di Totti e Batistuta stava andando a vincere lo scudetto numero tre della sua storia. Diciotto anni dopo sono sempre tre, mentre la Juve sta apparecchiando l’ottavo titolo di fila. Si vive anche di proiezioni.
CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)
Le nuove regole di Champions stanno togliendo fascino, se non interesse, anche al campionato. La corsa alla Champions è un traguardo fondamentale ma arrivare secondi o quarti è la stessa cosa. Anche se in classifica fra la seconda e la quarta ci sono storicamente fra i 13 e i 20 punti di differenza. Punti che non hanno più nessuna importanza, differenze inutili che cancellano sconfitte e chiacchiere. È giusto? Non credo, è la distruzione del podio, dietro il primo siamo tutti uguali.
E siamo già nella Superlega se il quarto posto vale come il primo. Perché il campionato non conta più, è una chiave larga che apre una porta ormai sbilenca, inflazionata. Ripeto: la Juve ha il diritto di essere molto seccata dalla qualità degli avversari che se ne fregano di cercare lo scudetto, cercano solo la Champions. È un campionato tradito, è solo un mezzo per attaccare la cassaforte della Champions. In 13 giornate Napoli-Inter-Lazio-Milan-Roma, il meglio della nostra gioventù, ha messo insieme 67 punti di distacco dalla Juve. Come è possibile? Come fa ad accadere da anni? Ci stiamo abituando a un nuovo modo di esistere, a un gioco alterato, e non ce ne accorgiamo nemmeno, tanto parliamo solo di mercato.
IL GIORNALE (R. PERRONE)
Ad aprile il campionato 2017-18 sembrava finito e invece si è riaperto in un soffio, con la Juventus che stava bruciando tutto il vantaggio acquisito. Però ora la situazione è diversa ed esiste un dato certo. Fino a questo punto le due sfidanti più accreditate alla dominatrice dell'ultimo settennato, considerata la sparizione della Roma, terzo incomodo un anno fa, e il ritardo di Lazio e Milan, hanno perso punti importanti: dieci il Napoli, undici l'Inter, contro i due soli lasciati dai bianconeri nell'ultimo pareggio stagionale, con il Genoa, come ricordato. Le ragioni sono varie. Dalla poca personalità all'inesperienza, dai lavori in corso alla frenesia da imperfezione. In generale dalla differenza evidente nei confronti della strapotenza bianconera.