LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA) - Di Francesco era quasi sconsolato, a ripensarci. «Ormai sono diventato il medico della squadra», ha dovuto riconoscere ieri quando avrebbe voluto parlare della Fiorentina, che dovrà affrontare oggi alle 18, con l’obiettivo di dare continuità ai risultati sempre schiavi di un’alternanza dannosissima. E invece s’è ritrovato per l’ennesima volta a dover discutere di salute. Quella scricchiolante dei suoi calciatori, non può non preoccuparlo. L’ultimo è De Rossi: pareva uno stop di qualche ora, il suo. E invece la cisti al menisco esterno che lo turba a corrente alternata dalla stagione scorsa lo costringerà a guardar giocare gli altri quasi per tutto novembre. Con lui, gli infortuni stagionali arrivano a 21. A preoccupare sono quelli di natura muscolare: più della metà del totale, già 12. Da aggiungere ai 15 dello scorso anno a questo punto dell’anno. In autunno, appena le partite si infittiscono, i muscoli dei romanisti sembrano collassare: 28 stop tra la stagione scorsa e quella in corso. Fino a qualche tempo fa le analisi interne del club parevano suggerire che qualcosa nei metodi non andasse: per questo la scorsa estate hanno lasciato Trigoria i preparatori americani Norman e Lippie, già “demansionati” un anno fa. In estate è arrivato Franchini, che con Di Francesco aveva già lavorato al Sassuolo: lavora al fianco di Vizoco, assunto lo scorso anno, all’alba della gestione dell’allenatore, come responsabile della preparazione atletica. Nonostante tre preparatori in tre anni però la catena di guai fisici non s’è interrotta, anzi. Per questo, i dirigenti romanisti si sono convinti che sia tutta o quasi una questione di stress: mentale, soprattutto. La pressione di dover raggiungere il terzo posto, di fare bene in Champions, più banalmente di dover rispondere ad aspettative altissime, finisce per gravare sulle gambe. Che si fiaccano. E chi si ferma finisce per scomparire o quasi: Perotti ha giocato solo a Madrid e Bologna, più di un mese e mezzo fa, Karsdorp non si vede da metà settembre, di nuovo spettrale dopo la maledetta stagione scorsa. E dal derby in poi si sono perse le tracce pure di Pastore, che non era nemmeno partito malissimo (vedi i due gol di tacco) ma che continuità no, non ne ha avuta mai: il suo è il terzo infortunio muscolare, tutti a un polpaccio, «e non è molto probabile vederlo in campo a Firenze», ha ammesso Di Francesco. Manolas era uscito dolorante dalla gara col Napoli, pareva recuperabile, ieri stava un po’ meglio: «Da qui a dire che giocherà...». Ora De Rossi: l’obiettivo è riaverlo almeno contro il Real, il prossimo 27 novembre, ma nessuno si scandalizzerebbe se dovesse rientrare solo con l’Inter, a dicembre. Tre settimane fuori, per poi valutare a fine campionato l’idea di un intervento risolutivo. Perché il problema è ricorrente, si manifestò già nella scorsa stagione e il centrocampista a fine campionato potrebbe valutare l’ipotesi di operarsi perché non torni più, visto che nonostante i 35 anni avrebbe voglia di giocare ancora almeno un paio d’anni.
Difra a Firenze in emergenza: con De Rossi già 21 infortuni
03/11/2018 alle 14:06.