IL TEMPO (F. SCHITO) - E' tristemente solida la consuetudine messa in scena dalla Roma al rientro dalla sosta delle nazionali. La vittoria ormai sembra un pallido ricordo. Anche a Udine il risultato magro, come era successo con il pari contro il Chievo e la sconfitta all'Olimpico contro la Spal. L'azzurro, inteso come quello della selezione di Mancini, è presagio di disastro in casa romanista. Alla Dacia Arena la squadra giallorossa, pur avendo percentuali bulgare nel possesso palla soprattutto nella prima frazione di gioco, ha confermato un approccio alla gara tutt'altro che competitivo e una voglia di vittoria pari a zero. Non è servito il parziale turnover attuato dal tecnico - Dzeko e Under in panchina per dare spazio a Schick e Kluivert con le scelte forzate di Juan Jesus al posto dell'infortunato Manolas e di Mirante chiamato in causa per un risentimento muscolare accusato da Olsen - visto che la squadra ha dato i soliti segnali sconfortanti di mollezza mentale e fisica.
"Quando fai l'80% di possesso palla nel primo tempo, vuol dire che la prestazione c'è stata. Ma è mancata - le parole di Eusebio Di Francesco al termine del match - la determinazione, la voglia di andare a vincere la partita. Non possiamo permetterci di prendere gol da una rimessa laterale lantana dalla porta. Siamo qui sempre a leccarci le ferite, la prestazione dal punto di vista del gioco c'è stata tranne negli ultimi 15-20 metri, abbiamo creato occasioni ma non abbiamo concretizzato". Un problema atavico che si ripropone al di là della formazione iniziale, un difetto di atteggiamento da risolvere, qualunque sia l'undici sceso in campo. Una mentalità che non riesce ad essere vincente.
Analizzando i numeri di questa prima parte di stagione, la Roma non era partita così male dai tempi di Luis Enrique: 19 punti in 13 giornate è una media da far venire i brividi a una società che ha come obiettivo minimo quello di qualificarsi per la Champions League. Ed è proprio a ridosso dei match europei che Pellegrini e compagni steccano: anche questa volta, come peraltro accaduto al Real Madrid sconfino 3-0 dall'Elbar, a pochi giorni dal match che vale la qualificazione agli ottavi e magari anche il primo posto del Girone G, la prestazione giallorossa è sconfortante. "Purtroppo queste partite - ha proseguito il tecnico - sono determinate da alcuni episodi e noi non siamo mai bravi a portarli dalla nostra parte. Dobbiamo credere di più in quello che si fa, non posso dire che la squadra non è entrata in campo per mettere l'Udinese alle corde e per fare la partita sono mancate però altre cose. E' inutile cercare alibi, dopo il gol abbiamo dato fiducia agli avversari, rischiando in qualche ripartenza. In quei 55 minuti prima del gol loro una squadra grande deve far gol. Sono avvelenato perché mi aspettavo tre punti e che la squadra dominasse, ma la dimostrazione che nel calcio non sempre dominando la partita riesci a vincere".
Di Francesco non imputa però, questa sconfitta a una mancanza di concentrazione: "La partita più importante era questa e sono avvelenato. Ho visto il Real prendere 3 gol e non c'è stata partita, non è paragonabile alla nostra anche se alla fine abbiamo perso pure noi. Questo ci dice che dobbiamo lavorare in maniera differente. Abbiamo cercato di alzare asticella, purtroppo non ci siamo riusciti". Il reparto maggiormente sotto accusa è chiaramente quello offensivo, con gli attaccanti giallorossi rei di non riuscire a concretizzare in occasione create: "E' la costante negativa di tante partite fatte. Siamo stati poco precisi - le parole di Stephan El Shaarawy - questo ha fatto la differenza. C 'è stato però impegno e determinazione nel costruire, ma davanti dobbiamo essere più concreti, io per primo. Abbiamo creato tanto e con un gol le cose sarebbero diventate più semplici. La cosa principale è buttarla dentro e non ci siamo riusciti. Giochiamo nella Roma, dobbiamo fare la differenza". Oggi la ripresa degli allenamenti è fissata alle 10.45, martedì arriva il Real Madrid.