IL MESSAGGERO (L. DE CICCO) - Il Ministero dei Trasporti vuole vederci chiaro sull’operazione Tor di Valle. Dopo gli arresti in batteria di metà giugno e l’inchiesta della Procura che ha svelato la rete del costruttore Luca Parnasi, indagato per corruzione, il Campidoglio ha avviato una doppia ispezione su tutti gli atti amministrativi sin qui sfornati, una affidata agli uffici comunali, l’altra al Politecnico di Torino. Ma evidentemente non basta. Le indagini della magistratura hanno irrobustito i sospetti attorno a un progetto controverso, già bocciato dall’Istituto nazionale di urbanistica e dalle principali organizzazioni ambientaliste del Paese. Ecco perché, in gran segreto, è stato chiamato in causa il Mit. Su richiesta dei dipartimenti comunali, il dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha deciso allora di dare vita a un tavolo tecnico che supervisioni il progetto così come licenziato, nel dicembre del 2017, dalla conferenza dei servizi, un via libera già all’epoca condizionato da una sfilza di prescrizioni.
LE CARTE SOTTO LA LENTE - Tocca passare al setaccio le carte con le opere pubbliche che i proponenti si sono impegnati a costruire in cambio delle cubature record del complesso di negozi, uffici e alberghi che nascerebbe accanto allo stadio, il cosiddetto «Ecomostro», dimezzato a inizio 2017 per volere dei grillini, che però continua a sforare ampiamente i limiti del Piano regolatore. C’è da capire in particolare se il piano della viabilità e dei trasporti reggerebbe l’impatto del progetto o se al contrario si rischierebbe la paralisi della circolazione in una zona già oggi iper-congestionata, dalla via del Mare all’Ostiense.
Tra i nodi c’è quello dei nuovi ponti. All’inizio avrebbero dovuto essere due: quello dei Congressi, finanziato con fondi pubblici, e quello di Traiano, che avrebbero dovuto pagare i privati. Dopo la sforbiciata alle volumetrie dell’anno scorso, il secondo collegamento è sparito dal progetto. Anche se i tecnici della Mobilità, come è stato ribadito in conferenza dei servizi, lo ritengono fondamentale per evitare gli ingorghi. Pure gli uomini di Parnasi, nelle intercettazioni, ammettevano: «Senza il ponte sarà il caos». Nei documenti consegnati ai tecnici di Comune e Regione, invece, sostenevano l’esatto opposto, cioè che non ci sarebbero stati particolari disagi.
C’è da dire che anche il destino del ponte dei Congressi rimane incerto. Dopo una prima bocciatura del Consiglio superiore dei lavori pubblici, l’opera, prevista da prima che si iniziasse a parlare del progetto stadio, sembrava tornata in ballo. Invece a inizio mese il Campidoglio ha dovuto depennare il cofinanziamento del cavalcavia dal bilancio del 2018 perché il contributo principale, quello dello Stato, era slittato al 2019.
LA VARIANTE - Sono queste le ombre da fugare per far sopravvivere l’operazione. Pallotta, nonostante l’indagine su Parnasi, ha tutta l’intenzione di proseguire e col suo fondo Raptor potrebbe rilevare le quote della Eurnova, la società del costruttore che da giugno ha cambiato i vertici. Resta l’ostacolo della variante urbanistica che dovrebbe essere votata in Consiglio comuanle: tra i grillini, fino al 2016 contrari al progetto, la fronda degli scettici ha ripreso vigore.