IL TEMPO - Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano in cui ha parlato anche nella sconfitta subita nel derby contro la Roma, di uno stadio di proprietà per il club biancoceleste e della sua presunta fede giallorossa. Queste alcune delle sue parole:
Presidente ha fatto tardi perché non ha dormito dopo il derby?
«E un problema che affronterò da domani (ride ndr). Anzi devo dire che sabato mi sono allenato due ore e mezza nel centro sportivo di Formello per scaricare la tensione, altrimenti sarebbe successo qualcosa, invece mi sono sfogato sulle attrezzature».
Non ha telefonato a Simone Inzaghi?
«A caldo non si fanno mai rimproveri o considerazioni, soltanto a mente fredda.
Il derby è stato una parentesi».
Farà lo stadio della Lazio?
«Non dipende da me, altrimenti lo avrei già fatto visto che sono stato il primo a presentare il progetto e a parlare di stadi anche se tutti ora fanno i rivoluzionari. Sapete come sono andate le cose, allora c'era un sindaco che ha fatto di tutto pur di non andare avanti, ma la vita è fatta di corsi e ricorsi. Mi credevano una meteora e invece sono ancora qua, a differenza di altri, alla fine poi il merito paga. Esistono persone perbene come me che vogliono e possono lavorare per l’interesse comune, dando riscontri ai bisogni delle persone e alle loro esigenze che vivo anche io da imprenditore».
Ma prima era romanista presidente?
«Questa è un'altra invenzione che nasce da un fatto molto semplice. Quando ero ancora fidanzato con la mia futura moglie, mio suocero era proprietario della Roma insieme alla famiglia Sensi. Quindi e capitato di andare allo stadio a vedere le partite dei giallorossi con lui, ma poi l'ho convertito sulla via di Damasco e ora tifa Lazio per merito soprattutto di mio
figlio. Dà lì è nata la storia di Lotito romanista, che festeggiava i gol della Roma. Se ho mai esultato a una rete? Ma no, serve tutto per screditarmi, però neanche potevo mettermi a
piangere per la squadra della mia famiglia. Qualcuno dice "purché se ne parli", ma di questi tempi invece è meglio che non se ne parli affatto».