IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Adesso sarebbe facile dire: Di Francesco, in 3 mosse, ha riacceso la Roma che, fino al derby, non ha nemmeno partecipato alla corsa, come se il campionato non fosse ancora cominciato. Spenta e dunque bloccata dopo il successo del 19 agosto a Torino. E sarebbe ingiusto insistere esclusivamente sui correttivi dell'allenatore: significherebbe sminuire il suo lavoro quotidiano in cui muove i suoi interpreti per piazzarli nella posizione ideale e consegnare loro il copione da recitare a memoria. Ma i 3 interventi ci sono stati per la riqualificazione del gruppo, evidente più contro la Lazio che mercoledì contro il Frosinone: 1) Santon a destra, terzino di ruolo che nella difesa a 4 è fondamentale; 2) Pellegrini alto, incursore e non trequartista nel 4-2-3-1; 3) Florenzi nel tridente, ala tattica per l'equilibrio.
FORMULA CONOSCIUTA - Nessuno si offenda, ma questa, pensateci bene, somiglia tatticamente alla Roma di Spalletti (vecchia maniera), quella battezzata il 18 dicembre del 2005 a Marassi contro la Sampdoria. E si discosta completamente da quella proposta da Di Francesco nelle prime giornate della nuova stagione e ancora di più da quella capace di arrivare nella scorsa primavera in semifinale di Champions. Lo svolgimento affidato ai giocatori torna a essere quello che incoronò, ormai quasi 13 anni fa, l'ex tecnico giallorosso. Ecco gli interpreti sistemati sotto palla, stretti tra loro nelle linee per la densità necessaria e pronti per la ripartenza veloce appena riconquistano il pallone. Si attacca e si vince pure così. All'azione partecipano almeno 6 giocatori: il terzino che si propone, il mediano che va ad accompagnare e il rombo offensivo al completo. Il centravanti, anche se non è più Totti, s'illumina: è il faro che indirizza i compagni verso la porta avversaria. E Dzeko, nonostante il peso di quel muso che si porta dietro per il lungo digiuno, entra in ogni azione, decisivo e disponibile. L'attuale allenatore non ha cambiato idea sul suo calcio che, con il 4-3-3, prevede il pressing alto nella metà campo avversaria. E, conoscendo bene il 4-2-3-1, ha però avuto l'umiltà di adattarsi alle caratteristiche dei giocatori e di andare incontro ai senatori. Bisogna, insomma, riconoscergli il grande merito di questa autentica virata che è stata addirittura più significativa dopo la resa di Pastore del derby. Dentro Pellegrini alla Perrotta.
OPZIONE DI SCORTA - Il 4-3-3, però, non esce di scena. Perché, con l'assenza di De Rossi, è semplice la mossa che, in fase difensiva, consente il bilanciato 4-1-4-1 con Nzonzi play davanti alla linea a 4, con Pellegrini e Cristante (o Zaniolo) intermedi e gli esterni per ogni gusto: a Florenzi ed El Shaarawy si aggiungono sicuramente Under, Kluivert e, quando si riprenderà, Perotti. Il centravanti è Dzeko, ma lì dovrebbe far bene, se esce dal letargo, pure Schick. Se i reparti riescono a muoversi insieme e quindi a essere compatti tra loro, l'atteggiamento tattico rimane quasi lo stesso. Per aspettare e ripartire, magari permettendosi più pressing per riconquistare la palla anche sulla trequarti e di conseguenza usare la transizione breve che spesso sorprende gli avversari. Sul 4-2-3-1, usato per la prima volta dall'inizio in questa stagione contro il Frosinone (al 7° match), c'è ancora da studiare. Ora Di Francesco deve avere il coraggio di insistere. Per migliorarlo, rendendolo più efficace, concreto ed equilibrato. Anche Spalletti, sul finire del 2005, cambiò per gradi. E inizialmente osò meno di chi è oggi al suo posto. Il flash back su quella Roma, con Totti centravanti mascherato e Perrotta alle sue spalle, fa venire in mente gli altri 2 interpreti che esaltarono l'attacco: Taddei ala tattica e Mancini esterno offensivo. L'ex allenatore giallorosso, però, partì con più prudenza, proprio per non sbilanciare l'assetto: Taddei a destra e Tommasi a sinistra. Gente di corsa e di sostanza per avviare e subito dopo certificare la svolta tattica. Ieri come oggi.