IL MESSAGGERO (G. CRIMALDI) - Dietro l'assalto che si consumò il 5 aprile scorso a Napoli, vicino l'aeroporto di Capodichino, ai danni di tre tifosi romanisti rientrati in Italia dopo una trasferta a Barcellona ci fu la mano di una squadraccia di ultrà violenti del Napoli: quattro di loro appartenenti al gruppo «Secco Vive» ed uno alla sigla «Masseria». La svolta investigativa è arrivata ieri, con l'esecuzione di cinque ordinanze di custodia cautelare che hanno portato in carcere i presunti responsabili. Le fasi del drammatico assalto sono state ricostruite dalla Digos di Napoli, diretta da Francesco Licheri. Gli agenti sono giunti all'identificazione dei responsabili grazie a una scrupolosa indagine basata sulle testimonianze delle vittime, al sistemi di videosorveglianza e alle intercettazioni telefoniche.
Com'erano in grado di conoscere i loro spostamenti, e addirittura l'orario del loro arrivo? Semplice: i violenti «studiavano» da mesi i profili Facebook dei tre giallorossi. Sulle loro pagine del social network avevano improvvidamente pubblicato tutto, senza ovviamente immaginare di essere spiati. E, invece, ad attenderli nella sala arrivi dell'aeroporto di Capodichino, c'erano proprio i cinque finiti ieri in manette: Carmine Cacciapuoti, Diego Infante, Carmine Della Cerra (quest'ultimo leader del gruppo Masseria), per i quali si sono aperte le porte delle celle di Poggioreale; e poi Michele Palladino e Antonio Rega, per i quali il gip ha disposto gli arresti domiciliari. L'inchiesta è stata coordinata dai pubblici ministeri Stefano Capuano e Danilo De Simone, con la supervisione del procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio.
Assalto ai romanisti, ultrà napoletani arrestati
30/10/2018 alle 12:14.